Da qualche tempo mi sto, quasi mio malgrado, occupando di “cure alternative“, olistica e medici naturopati.
Devo ammettere che si tratta di un mondo meraviglioso, popolato da ogni sorta di personaggio: dagli eredi del Mago Otelma agli scienziati pazzi con l’occhio spiritato, dalle verginelle melliflue alle signorine poppute sulla cui reale attività lavorativa è naturale sorga a volte qualche dubbio.
Ma prima di addentrarci alla scoperta di alcuni interpreti di questo spettacolo su scala mondiale è divenuto ormai urgente cercare di fare chiarezza su cosa dica la legge, in materia appunto di cure alternative alla cosiddetta “medicina ufficiale“: detta anche medicina “allopatica“.
Dai druidi all’omeopatia.
La premessa fondamentale è che per nessuna, della varie discipline che elencherò da qui in poi, esiste una evidenza scientifica di efficacia.
NESSUNA EVIDENZA SCIENTIFICA. NESSUNA.
Eh no, lo studio sull’affidabilità delle diagnosi fatte attraverso l’iridologia, pubblicato dal dott. Tersilli della libera Università di Minneapolis sul sito vivavivalanatura.org, NON è un’evidenza scientifica.
Chiarito ciò…
“Cure alternative” e medicina “ufficiale” hanno la stessa origine, in realtà: ai tempi di Ippocrate si andava ovviamente per tentativi, ed i primi medici, per dire, erano sicuramente erboristi. Aggiungiamo inoltre che la cura del corpo, della sua salute, si è fin da subito strettamente legata ad un concetto religioso di sanificazione (dal male, dal peccato, dalla malattia spacciata per punizione divina).
Tutti aspetti i quali ritornano anche oggi.
Non possiamo delineare con chiarezza incontrovertibile perché sia avvenuto, ma un fatto è certo: è come se, ad un certo punto, le strade si siano divise. La scienza, la razionalità ed il progresso di qua, e gli stregoni nostalgici, aggrappati al passato, di là.
È infatti su questo grande mantra della “natura” che si basa il fascino esercitato da queste “discipline” ed i loro sedicenti esperti: la natura contrapposta alla “chimica” della farmacologia, il mito del ritorno alle origini, per gente spaventata dai pericoli e dalla spersonalizzazione del progresso, incapace di gestirli.
Insomma una specie di religione: ma molto pagana.
Non è infatti un caso se, quando ci si addentra in questo universo, s’incontrano poi ogni sorta di teorie spirituali e metodi divinatori (dalla new age all’astrologia, dai segnali di possessione agli spiriti degli alberi della foresta), ed i complottisti delle scie chimiche. Fino ai più ferventi “no-qualcosa”: no-vax, no-POS, persino no-scuola (colpevole di educare alla scienza moderna: e quindi vai di “educazione parentale“).
Insomma una platea immensa di persone disposte a credere a qualunque cosa, e su cui poter fare un sacco di quattrini vendendo acqua del rubinetto al prezzo del Barolo chinato. Sovente senza rilasciare fattura: se non quella per scacciare il malocchio.
Fatta questa brevissima premessa sulla genesi del fenomeno, mettiamoci ora nei panni delle varie democrazie occidentali…
Le quali, ad una certa, si sono rese conto di essere di fronte ad una marea di ciarlatani assolutamente pericolosi per la salute.
I quali però, nel frattempo, si erano ormai da secoli ben bene radicati nella società e nel sentire collettivo: e radicati vuol dire non solo “da secoli”.
Vuol dire anche nei meccanismi economici di quelle stesse democrazie.
Basti pensare al fatturato che la vendita di pillolette di zucchero, altrimenti dette “medicinali omeopatici”, produce per le aziende farmaceutiche. O al fatto che “medici omeopatici” siano divenuti persino Presidenti di Consigli dell’Ordine cittadini.
E quindi qual è stata la soluzione?
È stata un salomonico “se non puoi batterli alleati a loro”. O perlomeno tentiamo di arginare i danni.
La naturopatia ed il grande buco nero dei “limiti delle competenze”.
Sotto il termine, ad esempio, “naturopatia” (sempre lì siamo, la natura) rientrano “iridologia, aromaterapia, riflessologia plantare, oligoterapia, floriterapia, fitoterapia” e persino “alimentazione naturale“.
Tutta roba, ribadisco, sulla cui efficacia non esiste alcuna evidenza scientifica.
Ora… io non starò qui a fare l’elenco dettagliato di cosa abbia stabilito in materia ogni singolo stato europeo (per quello esiste Wikipedia), ma mi limiterò ad esporre una sintesi.
La quale è questa.
Tutti gli stati diciamo che hanno tentato di scendere a patti con la questione: partorendo, alla fin fine, patetiche soluzioni né carne né pesce, le quali non risolvono affatto il problema.
E quindi hanno, in buona sostanza, stabilito che gli aspiranti mago Merlino debbano:
- perlomeno frequentare un qualche corso serio o minimo semi serio. Insomma non una cosa che dura 3 mesi on line sotto il tutoraggio di “Amelia la strega che ammalia, da Canicattì con tanto love”. Una cosa che li renda capaci, se non altro, di aprire un cerotto e appiccicarlo nel modo giusto, caso mai dovesse succedergli di sgozzare un paziente per sbaglio. Un corso, insomma, il quale risponda ai precisi requisiti stabiliti da una delibera apposita della Comunità Europea in merito alla formazione professionale: tanto per intenderci, un corso di quelli che si meritano il bollino UNI ISO, UNI EN ISO, UNI EN e UNI.
- dopodiché, in alcuni stati (ma non tutti), devono iscriversi ad un albo. Il quale però non è esattamente un albo. Cioè, è un albo per quelli che non hanno un albo: perché siccome non sono medici non hanno un albo. Però ce l’hanno. È il caso, ad esempio, dell’elenco dei “terapisti complementari” del Canton Ticino: quell’elenco a cui Silvia Serena, la cuoca di Mendrisio di cui ho parlato, la quale fa le consulenze di iridologia e lavaggio intestinale, non è iscritta.
NON SONO MEDICI.
Questo è l’aspetto meraviglioso di tutta la questione.
Ogni stato ci tiene a ribadirlo, sto dettaglio che non sono medici. Cioè li obbliga a frequentare dei corsi, in alcuni casi pure ad iscriversi ad elenchi che li autorizzano, ma li autorizzano a fare cose le quali, però, non si sa bene cosa siano.
Meraviglioso.
Prendi quelli della “alimentazione naturale” ad esempio eclatante (non a caso li ho evidenziati prima): “non si propongono diete (il naturopata non è infatti né dietologo né nutrizionista) ma si forniscono consigli su cosa mangiare (cibi sani come cereali integrali, frutta, verdura, semi oleosi, ecc.) quando mangiare e come, oltre che sulle corrette combinazioni alimentari.
Ora… io sarò anche ignorante, ma mi sfugge quale sia il confine preciso fra un nutrizionista (il quale è perlomeno un laureato in Biologia), ed un tizio il quale mi consiglia cosa, quando, come mangiare e come abbinare gli alimenti.
E così via per tutte le altre discipline: il confine oltre il quale non devono andare è un nebuloso, nebulosissimo “limite delle competenze“.
E tutti contenti. O quasi.
Prendiamo ad esempio lei…
Christine Buettner Allisone, nientemeno che Life Coach.
Sulla sua pagina Facebook campeggia questa immagine molto bucolica, a metà fra la scena iniziale di 2001 Odissea nello Spazio e L’Isola dei Famosi.
E c’è pure la lettura delle Rune (forse il film più adatto da citare era ET).
Ma è sul suo sito che Christine dà veramente il meglio di sè.
La radioestesia! Qui signori si toccano vertici altissimi di fuffa: Christine ti fa il pendolino!!! Ed infatti ti libera pure la casa dagli spiriti maligni, ci mancherebbe.
Oh, e qual è la preparazione “scientifica” di Christine?
Ebbene, lei sostiene di essere laureata in Psicologia.
Io, per carità, questa laurea non la metto in dubbio.
Però perlomeno la Annabella Alice Pozzoli, quella che si fa i clisteri in Thailandia e da là fa pure consulenze online senza fattura, lei psicologa ha dimostrato ampiamente di esserlo. Cancellata dall’Ordine, ok: ma il suo CV si trova ovunque, così come appunto la delibera dell’Ordine che la cancella.
Di Christine, invece… NULLA.
La cerchi su Google e trovi solo il suo sito, i suoi libri auto pubblicati su Amazon, e insomma quel che lei stessa dice di sé: che è ben poco. Dove l’abbia presa, sta laurea, in che Università, in quale anno, quali altri corsi di specializzazione abbia seguito e con chi… tutto questo non si sa.
Lo dice lei, che è laureata: ci fidiamo.
La Legge 4/2013.
E non è l’unica cosa che Christine sostiene.
Fra le mille altre cose sostiene anche di essere iscritta in qualità di “operatore olistico” al SIAF, in base alla legge 4/2013.
Anzi, sosteneva: perché dopo che l’ho taggata sulla mia pagina Facebook questo dettaglio, dal suo sito, è sparito.
E qui torniamo alla questione della normativa, in particolare quella italiana: la legge 4/2013 era, è, una legge la quale stabilisce la normativa di riferimento in materia di ‘professioni non organizzate in ordini o collegi’, o anche ‘professioni associative’.
Torniamo insomma a bomba: non esiste un albo, e allora ce lo si inventa. Dicendo “beh, perlomeno iscrivetevi ad un’associazione”.
(Attenzione: in questa normativa rientrano anche professionisti di tutto rispetto al di sopra di ogni sospetto, quali le guide museali e turistiche).
L’associazione a cui fa (faceva) riferimento Christine è quindi il SIAF, Associazione di categoria professionale la quale tiene i registri dei:
- naturopati
- armonizzatori familiari
- conselour
- artiterapeuti
- professionisti del benessere psicofisico tramite il massaggio bio-naturale (boh)
- mediatori familiari
- coach
e…
Operatori olistici. Come Christine, appunto.
Stranamente, cercandola nel registro degli iscritti del SIAF, Christine non risulta.
Sarà per questo che ha cancellato quel link?
Oppure sarà perché, sempre nel suo sito, comunica ai suoi clienti che basta darle il codice fiscale e lei emetterà una fattura?
Il problema è che a nome di Christine Buettner (la quale vive in un paesino del Nord Est Italia, mica in Germania) risulta in effetti una partita IVA: ma quella partita IVA risulta cessata al 31/12/2022.
E quindi, anche secondo il codice deontologico del SIAF (che non è una legge, beninteso), non può più essere iscritta né tantomeno esercitare. Anche se la fattura la emettesse un altro.
Nella prossima puntata voliamo a Dubai.
EDIT: la sig.ra Christine Buettner ha espresso le sue rimostranze per il mio articolo. In questo ulteriore articolo la mia risposta.
Nel quale emerge che la signora è titolare di Partita IVA tedesca: che però, alla data in cui ho scritto questo articolo, NON era presente sul suo sito. È apparsa dopo. Mentre invece avrebbe dovuto, in base al DPR 633/72.
Quindi la spiegazione del perché dichiarasse di essere iscritta al SIAF mentre invece non lo era resta un mistero insoluto.