Nell’articolo precedente ho parlato diffusamente della dott.ssa Annabella Alice Pozzoli, e del piccolo fenomeno mediatico che ella rappresenti: e concludevo l’articolo spiegando che avevo ancora altro da raccontare.
Prima di procedere in questo viaggio fra presunti vegani ed estimatori dei clisteri ad oltranza vorrei però fare una piccola premessa, a cui tengo particolarmente…
Non è mio compito, e neppure ritengo sia diritto mio né di chicchessia, azzardare profili psicoanalitici della sig.ra Pozzoli. Certo, potrei esprimere un parere personale e spingermi ad affermare che, a prima vista, non sia da escludere soffra di disturbi alimentari. Ma da qui ad andare a scavare nel suo privato (di chi è figlia, quanti soldi abbia la sua famiglia di origine, che faccia suo padre, quali traumi abbia subito in passato), tutto solo per dare un’aura di supposta attendibilità scientifica ad una etichetta di anoressica/bulimica da appiopparle da qui, dal Bar dello Sport di Piazza Italia, ce ne corre.
Etichetta che, in fondo, interessa poi solo lei e la sua famiglia.
Quello che credo debba invece interessare tutti è il messaggio che Annabella, con fare mellifluo ed apparentemente innocuo, sta lanciando a molte menti fragili.
Perché Annabella (e con lei chi le sta dietro e manovra i grandi fili di tutta questa farsa) non si limita a sponsorizzare uno stile di vita ed alimentazione estremamente pericolosi, e già così ce ne sarebbe abbastanza: Annabella, e con lei chi le sta dietro, si crede praticamente Dio. O un premio Nobel.
In grado di curare qualunque cosa solo con il succo di papaia.
Questo, è il vero problema.
E, soprattutto, la quantità di denaro che circola intorno a tutto ciò. Partiamo ad esempio da lei, Cinzia.
Cinzia Virzì da Caltanissetta.
Cinzia è la follower (ma sarà poi davvero solo una semplice follower?) che ho mostrato in un video dell’articolo precedente: il video in cui spiega come la consulenza di Annabella, dalla Thailandia, le abbia salvato la vita nel suo percorso di detossificazione a base di frutta e continui lavaggi dell’intestino.
Ha poco seguito Cinzia, forse perché non vive a Koh Phangan ma nella più prosaica Caltanissetta: una località non abbastanza esotica, per nulla in grado di evocare immagini di meditazione zen e raggiungimento del Nirvana. Le quali aiutano di parecchio il marketing.
Ed a prima vista si potrebbe pensare che sia, in fondo, anche lei solo una vittima ignara di certe assurde teorie, una che ha seguito quattro lezioni di un ciarlatano ed ora è convinta di avere un titolo da naturopata spendibile per mari e monti.
Si potrebbe pensarlo. Finché però non si capita su questo post del 31 agosto sulla pagina di Annabella:
Lo mostro meglio eh.
Questi sono i denti di Cinzia.
Prima e dopo la supposta cura miracolosa.
Nutrirsi di sola frutta, infatti, come afferma e consiglia di fare Annabella (la quale, a sua volta, segue il “protocollo” del “dottor” Morse) comporta gravi rischi per la dentatura, fra acidi e zuccheri.
Con i risultati che si possono vedere nelle immagini in cima al collage di Cinzia.
E quindi che fare?
Seguire un “protocollo” per i denti, ma è ovvio!!! Un altro protocollo. Che Cinzia ti vende. Anche lei in privato.
Ora signori, escluso che quella roba sia frutto di un pennarello, e con tutto l’affetto che posso nutrire per Cinzia, anzi proprio perché ne nutro, mi riesce enormemente difficile pensare che lei sia assolutamente convinta che una dentatura ridotta in quel modo sia miracolosamente tornata allo stato originario solo grazie a quattro polverine di radice di mandragola mischiate con il bicarbonato.
La dico tutta: per me Cinzia ci fa, non ci è.
Dietro quel miglioramento c’è un dentista, altro che un “protocollo” da spiegare “in privato”. Così poi discutiamo anche della garanzia di rimborso.
E qui giungiamo a bomba.
Quando si vende qualcosa via Internet bisogna stare piuttosto attenti: non è che io mi posso svegliare domattina e dire ad uno “mandami un bonifico di 100 euro che ti spiego come lavarti i denti”. Perché se quello poi il giorno dopo a sua volta si sveglia e si accorge che i denti sono neri come prima, e non gli ho rilasciato nemmeno una fattura, rischio di passare dei guai seri, serissimi.
Diverso invece è se io ho un sito di e-shop, collegato ad una partita IVA, in cui vendo cose. E se vuoi comprarle bene, se no nessun problema, non ti ho estorto nulla.
E chi ce l’ha il sito legato ad una partita IVA?
Silvia Serena, dalla Svizzera con amore per le anime belle.
Lei è Silvia Serena, quella dell’immagine con cui ho aperto questo articolo. Su Facebook è nota come Silvia Serena – Rewild Frugivore Life: ma ha anche un canale YouTube, uno su Telegram ed un profilo Instagram (magari ne ha persino uno TikTok, ma non ho approfondito).
Vive in Svizzera, a Mendrisio, dove con il compagno Simone ha aperto un ristorante vegano che si chiama Aquafaba.
E di lei, del suo ristorante, ed anche di Annabella, ha parlato pure la televisione della Svizzera italiana in questo servizio di Patti Chiari di qualche mese fa, decantando le lodi di entrambe.
Indovina un po’ chi vende il “protocollo per i denti” di cui parla Cinzia, e di cui è disposta a fornire dettagli solo in privato, ed anche gli attrezzi per fare il lavaggio intestinale di cui parla Annabella?
Silvia Serena.
Sito direttamente collegato alla società a cui fa capo il ristorante Aquafaba: alias società Oricalco.
Le competenze di Silvia.
Silvia è generosa, ed è disposta a spiegare a tutti come intraprendere un nuovo percorso di vita e digiuno detox.
Ma quali sono le sue competenze in materia? Quelle che fanno sì che possa vendere protocolli per la cura dei denti, attrezzature per la colonterapia, fornire consulenze e lezioni?
Ebbene, Silvia nel suo sito afferma di aver seguito i corsi di questo e quell’altro: ma giunti a questo punto non è importante.
L’importante è capire se può farlo.
E la risposta sembra proprio che sia NO.
La legislazione svizzera, bisogna sapere, è parecchio generosa con le cure “alternative”: in buona sostanza rilascia diplomi ed autorizzazioni un po’ per qualunque cosa. Roba quasi da non crederci.
Ed esiste anche un albo, per tutta questa paccottiglia: l’albo dei terapisti complementari.
L’albo del Canton Ticino, dove vive Silvia Serena, aggiornato al 1 marzo 2023, si può consultare qui.
E Silvia Serena non c’è.
E non si può certo dire che si chiami Cristina, e Silvia sia il nome d’arte: perché sulla visura camerale della società che ha fondato per il ristorante Aquafaba (vedi sopra) risulta proprio come Silvia.
Quindi Silvia non ha nessuna autorizzazione, neanche dalla generosa Svizzera, a fare lezioni private o di gruppo, seguire gente in percorsi di detox e fornire consigli di alimentazione.
Nè tantomeno a sguinzagliare anime pie per il web le quali, in privato, magari (magari) rimandano al suo sito dove lei vende i suoi prodotti ed i suoi protocolli: se poi, a quei prodotti, lei associa anche la sua “consulenza”.
Non ho finito, in realtà.
Ma anche questo articolo è durato troppo: poi il lettore si stanca.
Il seguito, quindi, alla prossima puntata.
Ottimo articolo,condividerò il più possibile per fermare questi ciarlatani della salute.brava.
Mille grazie, ce n’è bisogno.