La storia che sto per raccontare ha dell’incredibile.
È stata raccontata in realtà da molti, nel corso di svariati giorni e con molteplici post su Facebook, Telegram ed X: lo scopo di questo articolo è pertanto donare ai posteri un riassunto generale, in modo che tutta la vicenda non finisca dispersa nel mare magnum delle pagine e dei profili le quali, è noto, oggi ci sono e domani chissà.
I protagonisti di questa storia sono tre.
- Roberto Burioni.
Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia, Dottore di Ricerca in Scienze Microbiologiche e Specialista in Immunologia Clinica ed Allergologia. Insomma non l’ultimo tonto.
Ma, soprattutto, noto divulgatore scientifico, ospite gradito di quei due comunisti di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto a “Che Tempo che fa“.
Oltre che assiduo frequentatore delle piattaforme social sulle quali elargisce, con spiccato piglio marchigiano, consigli e critiche a terrapiattisti ed anime pie convinte che nei vaccini ci siano i feti morti ed i manici degli ombrelli usati e, perciò, sia meglio bere pozioni di menta piperita lasciata a macerare tre notti e tre giorni con la luna calante, piuttosto che farsi inoculare misteriosi sieri transgenici.
In definitiva un “personaggio”, il bersaglio ideale dei fuffaguru del negazionismo del Covid: i quali hanno sempre fatto finta d’ignorare che il pensiero di Burioni è condiviso dal 99% dei medici “normali”.
Medici che in televisione non ci vanno, ma prenderebbero volentieri a schiaffi tutti gli “influencer” che in questi anni di pandemia hanno ammorbato il web con le loro fantasiose teorie su grafene, Big Pharma, Soros e todo el cucuzzaro.
- Matteo Gracis.
Belloccio, per carità. Soprattutto quando fissa la telecamera con gli occhioni azzurri leggendo il gobbo che si è preparato con cura.
Dopo un paio di tentativi falliti di diventare un rapper con il nome di Siruan
i quali vedono persino una collaborazione con Eugenio Finardi, che viene da chiedersi cosa gli fosse preso al buon Eugenio per dare il suo pregevolissimo feat a sta roba
il nostro Matteo diventa giornalista (ahimè), incassando subito un’esperienza da assistente alla comunicazione di un deputato dei Cinque Stelle, Federico D’Incà, suo compaesano delle parti del bellunese (tutto in famiglia insomma). D’Incà che nel 2022 è uscito dal M5S ed ha fondato una cosa che si chiama “Ambiente 50“. Di cui, oltre il nome, non si sa più null’altro.
Per cui, archiviato il tentativo di diventare il Fedez del nuovo millennio ed il Feltri del vecchio populismo, si ricicla come mentore della cannabis libera, fondando due riviste in cui spiega ai lettori progressisti i vantaggi della libera canna in libero stato.
Ed inizia a mandare esposti qua e là in nome del libero pensiero: con i soldi degli altri (ma questo lo vedremo nei dettagli alla fine di questo articolo).
- Alessandro Fusillo.
Avvocato. E su questo non ci piove.
Fusillo è il guru legale dei no-vax: ha partorito più esposti e ricorsi lui che cuccioli una coniglia di 20 anni.
Contro l’obbligo delle mascherine, quello del Green Pass, quello del vaccino. Contro le regole per entrare negli ospizi, negli ospedali, dal droghiere. Di tutto e di più: per ogni divieto e/o regola nate durante la pandemia Fusillo aveva un esposto, una denuncia, una sentenza del Regio Tribunale di Timbuctu da esibire in opposizione.
Ed ora veniamo alla storia vera e propria.
Il 20 Novembre 2022 il Prof. Roberto Burioni partecipa all’ennesima puntata di “Che tempo che fa” (allora trasmesso ancora dalla RAI, prima che la RAI diventasse TeleMeloni e Fazio & C. fossero costretti a traslocare sul Nove), pronunciando le seguenti parole:
APRITI CIELO!!!
Gracis e Fusillo, con l’ausilio di tale Dott. Stefano Manera
gridano allo scandalo.
Ed annunciano ai quattro venti di voler produrre un esposto collettivo contro Burioni da presentare all’Ordine dei Medici ed al Prefetto di Roma. Nel quale, fra le mille cose, lo accusano anche di fare una sorta di pubblicità occulta alle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini.
NOTA BENE: UN ESPOSTO.
Un esposto è, di fatto, una semplice segnalazione, nella quale io faccio presente dei fatti che potrebbero essere indizio di reato. Cosa ben diversa dallo sporgere una denuncia la quale, se infondata, può creare assai più seri problemi a chi l’ha presentata.
Esposto il quale, fra l’altro, può essere fatto in maniera totalmente gratuita: così come una denuncia del resto.
Sta di fatto che Gracis e Fusillo aprono una raccolta fondi per poter portare avanti questo esposto: preventivando una spesa di 10.000 euro fra gestione del sito (un sito già esistente, quello di Fusillo, e che pare fatto col Commodore 64), lavorone di raccolta dei dati dei firmatari e pubblicizzazione dell’iniziativa.
Le raccolte fondi ed il sito.
Sono due: una su Buona Causa, bocciata quasi subito dalla piattaforma a quota 3.754 euro.
E l’altra su GoFundMe, chiusa a 31.291 euro.
Per un totale di 34.128 euro netti (tolta cioè la commissione che spetta alle due piattaforme di crowdfunding).
Da cui ne sarebbero avanzati 3.965, secondo la rendicontazione dell’avv. Fusillo: comprese le cifre astronomiche per la gestione del sito. Fatto da un amico col Commodore 64, appunto.
Ma già i conti non tornano: ne ballano 4.000 in più.
Ma questo sarebbe il minimo…
La fuga dei dati.
L’esposto viene archiviato dall’Ordine dei Medici, com’era logico accadesse. Questo avviene a marzo 2024.
Ma… c’è un ma.
Il testo dell’esposto era stato comunque pubblicato dall’avv. Fusillo sul suo sito, ben prima di quel marzo. A questo link.
Ebbene, pare che fino al 4 luglio 2024, cliccando sopra quel “Uno all’Ordine dei Medici” e “Uno al Prefetto di Roma“, si aprisse un file PDF nel quale era presente un link archiviato su Google Drive, senza password, e perciò accessibile a chiunque, in cui sono catalogati nome, cognome, carta d’identità, codice fiscale e chissà cos’altro, di tutti coloro che hanno aderito a quell’esposto.
Ed il fatto che tutto ciò fosse disponibile fino al 4 luglio ce lo dimostra forse anche Wayback Machine, servizio online il quale tiene traccia di ogni cambiamento fatto su ogni sito.
Wayback ci dice infatti che il 4 luglio sono avvenuti due grossi cambiamenti sul sito dell’avv. Fusillo.
Ovvero il cambio dei file caricati ai due link (Medici e Prefetto)?
Non più quelli con il link su Google Drive accessibile a chiunque, ma altri due, denominati “senza dati“.
Forse a seguito del fatto che gli odiati debunker al soldo del corrotto mainstream avessero fatto notare il “piccolissimo” problema?
Ma in tutto questo, Gracis e Fusillo, che dicono?
Si costernano, s’indignano, s’impegnano poi gettano la spugna con gran dignità.
Gracis si limita a copincollare ubbidiente un comunicato stampa di Fusillo: il quale recita che a ledere la privacy dei firmatari sarebbero stati Burioni e, nientemeno, pure l’Ordine dei Medici.
Passi Gracis, ma che non lo sappia Fusillo, che Burioni aveva comunque diritto di sapere chi lo avesse segnalato al proprio Ordine, e che l’Ordine era obbligato a dargli i nomi, è grave eh.
Nel mentre Fusillo sparisce da Facebook e chiude ai commenti il suo prima apertissimo canale Telegram.
Mi chiedo se tutto ciò vorrebbe far passare in carriera l’aspetto fondamentale: e cioè che pare sia stato Fusillo ad aver pubblicato sul proprio sito quel link accessibile a tutti.
In cui sono catalogate 480 carte d’identità e codici fiscali le quali sarebbero state scaricate qualcosa tipo 19mila volte (calcolo di un docente universitario d’informatica) prima di essere eliminate dal PDF in tutta fretta il 4 luglio: per poi dire che non è vero niente. Ed addirittura (udite udite) che è colpa di Google il quale non avrebbe rispettato gli accordi.
480 sono ben lungi dai “tantissimi” sottoscrittori decantati da Fusillo: ma sono comunque una bella botta di gente la quale ora rischierebbe come minimo di ritrovarsi con un finanziamento alla Cayman sulle spalle.
Una fuga di dati come non se ne vedeva da tempo: di “beneinformati” che non volevano il Green Pass perché “poi lo Stato mi traccia e mi chiede le tasse ingiuste e allora mi rivolgo a Fusillo e Gracis”.
Il Garante per la Privacy si è già detto interessato alla vicenda.
Postilla finale.
Qui potete trovare la rendicontazione della raccolta fondi che Matteo Gracis fece nel 2020, prima di incontrare l’avvocato Fusillo.
Si tratta di altri esposti, tutti finiti nel nulla, come lo stesso Gracis ammette, attribuendo il fallimento alla volontà del sistema di insabbiare le sue sacrosante accuse.
La cosa che contraddistingue questa passata raccolta fondi contro il mainstream vile e bugiardo è una, però: almeno sul sito di Fusillo ci sono le fatture per sto esposto a Burioni, più o meno credibili a seconda dei punti di vista e della malizia di chi legge.
Quelle più corpose sono per la “gestione del sito”, e risultano infatti emesse da un tizio di simpatie no-vax il quale pare avere fatto poco più che solo questo lavoretto, in questi due anni.
Su quello di Gracis invece, per il biennio 2020-2022, NEMMENO UNA FATTURA. Tutto sulla parola.
Ed è andato pure in perdita, oh.
Se trovo il tutto estremamente divertente sono una brutta perzona?
Secondo loro sì. Secondo me no.
500 firmatari se li querela e vince, a 200-300 euro a cucuzza prezzi popolari, più spese legali un bel gruzzolo per la croce rossa.
cit.:”..Una fuga di dati come non se ne vedeva da tempo: di beneinformati che non volevano il Green Pass perché poi lo Stato mi traccia e mi chiede le tasse ingiuste e allora mi rivolgo a Fusillo e Gracis”.
Che c’entra la questione del green pass? E’ irrilevante…
cit. “…bersaglio ideale dei fuffaguru del negazionismo del Covid: i quali hanno sempre fatto finta d’ignorare che il pensiero di Burioni è condiviso dal 99% dei medici normali”.
Sul serio? Provi a fare una ricerca tra le varie università o istituzioni medico-scientifiche estere, non si limiti solo all’Italia, poi magari se ne riparla. Relativamente al ‘negazionismo del Covid’, a me non risultano confronti diretti tra Burioni e i vari medici dissenzienti (o non vaccinati contro il Covid), a meno che io non sia mal informato.
cit.: “Ebbene, pare che fino al 4 luglio 2024, cliccando sopra quel “Uno all’Ordine dei Medici” e “Uno al Prefetto di Roma“, si aprisse un file PDF nel quale era presente un link archiviato su Google Drive, senza password, e perciò accessibile a chiunque, in cui sono catalogati nome, cognome, carta d’identità, codice fiscale e chissà cos’altro, di tutti coloro che hanno aderito a quell’esposto.”
Fusillo ha commesso una imprudenza gravissima a non proteggere quegli archivi con una strong password, ma immagino che anche Fusillo abbia denunciato la violazione dei dati al garante (data breach). Ma l’ambito di applicazione e le implicazioni di questo gravissimo ‘data breach’ dal mio punto di vista (e anche in base ai corsi sul gdpr che feci qualche anno fa nell’ambito della cyber security),se non ricordo male, non si limitano solo alle incurie o alle inadeguatezze del gestore dei dati (un avvocato o un suo delegato) contro i quali gli aderenti all’esposto possono rivalersi giudizialmente, ma si estendono anche ai casi di “uso non autorizzato” di tali dati personali (nome, cognome, data di nascita, numero del documento e via dicendo) da parte di terzi estranei (estranei nel senso di persone non abilitate o non delegate dal gestore all’accesso e all’uso di dati personali e/o sensibili) nel caso in cui l’uso non autorizzato di tali dati da parte di terzi estranei (di nuovo, non autorizzate o non delegate all’accesso di tali dati) causi un danno agli aderenti all’esposto. Perciò, dal mio punto di vista, in questa situazione di ‘data breach’ vengono danneggiati tutti i vari attori. Burioni forse non si rende minimamente conto, da quello che ho potuto intravedere in uno dei suoi post di Facebook, che aver spiattellato nome e cognome di 2 degli aderenti a quell’esposto lo espone per l’appunto ad un reato penale di diffusione non autorizzata di dati personali. Alla fine, quello che vorrebbe fare Burioni, mi sa che gli si ritorcerà contro. Il fatto che Fusillo abbia repentinamente chiuso i vari canali, lo mette in cattiva luce, dovrebbe secondo me avere il coraggio di prendersi la responsabilità della sua imprudenza e/o impreparazione e/o eventuale negligenza per non aver protetto quel file con una strong password.
Egregio, lei come tutti i no-vax è di una ingenuità imbarazzante e, le confesso, dopo tre anni è diventato decisamente noioso rispondere alle vostre “ingenuità”.
Ad ogni modo, facciamolo…
“Che c’entra la questione del green pass? E’ irrilevante…”
Eh no, non è “irrilevante”. Avete sfrangiato gli zebedei con la storia che con il Green Pass il sistemah voleva obbligarvi al vaccino schedandovi tutti, invadendo pure il vostro privato perché costretti a dichiarare al mondo se eravate vaccinati o meno, e che il lettore del codice in dotazione ad esercizi commerciali e datori di lavoro ledeva pure lui la privacy. E quindi c’entra, c’entra eccome il Green Pass.
“Provi a fare una ricerca tra le varie università o istituzioni medico-scientifiche estere”.
Quali? Quelle russe che non hanno mai fornito i dati? Quelle pagate da Trump che suggeriva di curarsi con iniezioni di candeggina? O tutte le riviste predatory su cui può pubblicare anche un idraulico di Baltimora?
” a me non risultano confronti diretti tra Burioni e i vari medici dissenzienti”. E perché avrebbe dovuto farlo? Perché un virologo come Burioni dovrebbe confrontarsi con uno Stefano Montanari che si spaccia per “nanopatologo” quando è solo un farmacista nemmeno iscritto all’Ordine, o con un Petrella che cura i tumori per telefono con i funghi (versione nostrana di Montagner che, per la stessa patologia, proponeva la papaya)? Sarebbe come pretendere che un latinista confronti la sua versione di Ovidio con quella fatta da un bagnino con la quinta elementare: che senso ha? A parte il ritorno di notorietà per Montanari, che così può continuare a vendere le sue medagliette contro il malocchio?
“ma immagino che anche Fusillo abbia denunciato la violazione dei dati al garante (data breach)”. E immagina male: Fusillo aveva 72 ore di tempo, da quando si è reso conto della sua “imprudenza”, per comunicarlo al Garante. Non vi è alcuna evidenza l’abbia fatto.
“ma si estendono anche ai casi di “uso non autorizzato”: e dove starebbe l’uso “non autorizzato” da parte di Burioni e dell’Ordine? Come spiegato nell’articolo, egli aveva il sacrosanto diritto di sapere chi lo avesse segnalato. E quindi l’Ordine di comunicarglielo. Esattamente come ognuno di noi ha diritto di sapere chi ci ha denunciato.
Anche se gli UNICI due nomi fatti pubblicamente da Burioni fossero autentici e non inventati (ne è certo lei che siano veri? Io l’elenco dei 480 non ce l’ho, e quindi non lo so), mi sembra davvero che questo sia l’unico dettaglio a cui la sua disperazione di no-vax “cornuto e mazziato” possa aggrapparsi.
Perché tutto il resto è la solita caterva di idiozie e masturbazioni mentali che fa acqua da tutte le parti.
Ce ne vuole di pazienza, con questi individui.
Mi basta “reato penale”.
Passo e chiudo.