Mar. Mar 25th, 2025

Mi è stato chiesto di scrivere un articolo di istruzioni per l’uso, chiare e semplici, per comprendere meglio come muoversi nella quartierino dei furbetti: volentieri procedo, senza la pretesa di poter esaurire l’argomento con un solo pezzo.

Sono certa che per molti la maggior parte di ciò che dirò sarà banale e scontata: ma io spero mi leggano coloro per i quali tutto questo sarà un mondo che si apre all’improvviso.

Per cui partiamo da un concetto iniziale: per esercitare certe professioni, e dire in giro di essere un certo tipo di professionista, si DEVE essere iscritti all’albo di quella professione. E l’albo è pubblico e consultabile da tutti.

Avvocati, giornalisti e medici.

  • Avvocati.

Se tizio/tizia dichiara di essere un avvocato c’è una sola ed unica cosa da fare: andare sul sito del Consiglio Nazionale Forense, dov’è presente l’elenco di tutti gli avvocati iscritti ai vari Fori.

E scrivere nel modulo di ricerca cognome e nome del tizio (o la tizia).

Basta anche solo il cognome, ed è ovvio che a quel punto salteranno fuori (se ce ne sono) tutti gli avvocati che hanno quel cognome: con il rispettivo nome di battesimo.

Questo è l’unico e vero Albo degli avvocati: NON ce ne sono altri.

Uno può pure risultare “avvocato” sul tal giornale, sul sito “avvocati punto che ne so”, sulle Pagine Gialle, addirittura avere un suo sito di avvocato dove offre i suoi servizi (come ad esempio Tommaso Rossini): non importa. Se non è presente nell’elenco del Consiglio Nazionale Forense NON È un avvocato.

Ci sono poi le mille varianti: ad esempio i Giudici. Ovviamente un giudice non sarà presente sull’Albo degli avvocati: è un Giudice infatti, non un avvocato. Però sarà presente sul sito della Procura in cui esercita: e quindi si cerca quello. Ogni Procura ha un sito (Milano, Roma, Genova, Torino…). Se è davvero Giudice ci sarà il suo nome, perchè anche il nome dei componenti di una Procura della Repubblica è un dato pubblico e disponibile a tutti: se non c’è, via, è un truffatore pure quello.

Discorso a parte meritano gli avvocati con laurea presa all’estero. A questo scopo viene in aiuto il Portale europeo della Giustizia elettronica: lì si trovano tutti gli avvocati iscritti negli albi di tutti gli Stati europei.

Un avvocato di uno Stato europeo (diciamo la Francia) è presente in quel portale. Inoltre può esercitare in un altro Stato (diciamo l’Italia) “occasionalmente” (insomma viene magari qui a difendere un francese) ed anche, dopo 3 anni di attività non occasionale, entrare nell’Albo del paese ospitante.

Attenzione: vale per i paesi europei, questo. L’Albania, ad esempio, NON fa parte dell’Europa. Il laureato in Albania non può provarci neanche “occasionalmente”, ad esercitare in Italia: deve prima ottenere che il suo titolo di studio venga riconosciuto, poi superare la prova d’esame che devono superare anche gli italiani, e solo allora può chiamarsi avvocato anche qui. Altrimenti in Italia non può fare neppure il geometra. E comunque si torna a quanto detto su: dev’essere nell’Albo Ufficiale Italiano. Se non c’è ciccia, prenda la sua laurea e vada a fare l’avvocato in Albania.

Per concludere: avere una laurea in legge non fa di te un avvocato. Men che meno fa di te un esperto in legge l’aver dato qualche esame a Giurisprudenza.

Se ti definisci avvocato senza esserlo sei perlomeno un millantatore.

Se addirittura prendi soldi per la tua “consulenza legale” e non sei avvocato commetti il reato di esercizio abusivo della professione. E tanti auguri a quelli che ti hanno pagato.

  • Giornalisti.

Se tizio/tizia dice di essere “giornalista” il suo nome deve essere qui: sull’Albo dei Giornalisti. Anche questo l’unico e solo Albo, pubblico e consultabile da tutti.

Pure se il giornalista è “freelance“: cioè non scrive assunto da un solo giornale, ma per tutti quelli che glielo chiedono.

DEVE essere su quell’Albo: se non c’è potrà anche scrivere benissimo, ci potrà anche essere chi lo paga per scrivere, ma NON PUO’ andare in giro a dire che è un giornalista (come ad esempio Max Massimi). Non può metterlo sul profilo Fb, Linkedln, sul biglietto da visita, niente. Non può, tantomeno, telefonare magari a qualcuno per carpire informazioni, o approfondire inchieste, dicendo che è un “giornalista”: perchè se lo beccano son tutti problemi suoi dopo.

Se invece è presente può essere un “pubblicista” o “professionista“: il primo fa anche altro, nella vita. Il secondo no: il secondo scrive e basta, è solo così che si guadagna la pagnotta.

Diventare pubblicista è abbastanza semplice: scrivi per 2 anni per un giornale (un giornale, cartaceo o online: non il tuo blog) che ti paga, e poi ti presenti all’Ordine con tutti gli articoli e le ricevute dei pagamenti. Stop, nulla di più. Neanche un esame da passare. Fino ad allora, però, mentre sei lì che per 2 anni scrivi, scrivi e scrivi, e ti pagano, ti tocca stringere i denti e resistere alla tentazione di definirti giornalista.

Va da sè che se io trovo qualcuno che mi faccia da prestanome e registra, a nome suo, una testata giornalistica al Tribunale (perchè una testata giornalistica deve essere registrata al Tribunale), e poi facciamo risultare che mi paga per gli articoli, dopo 2 anni di sta manfrina mi presento all’Ordine et voilà, posso iscrivermi.

Non che per tutti i pubblicisti abbia funzionato così eh: da qualche parte uno dovrà pur iniziare, è ovvio.

Però per diventare “professionisti” la strada è molto più impervia, e prevede pure un primo passaggio nel registro dei praticanti.

Insomma, se uno non è in quell’Albo non è giornalista: poi che stia aspettando di poterci entrare, che lo abbiano radiato, od abbia deciso di non pagare più la tassa annuale dovuta, non importa. Resta che non può dire “sono un giornalista”: art. 398 e 498 del Codice Penale.

E per fare il giornalista non ci vuole nessuna laurea, a differenza di un medico o di un avvocato: anche se saper scrivere in italiano corretto sarebbe preferibile.

  • Medici.

Un medico ha alle spalle prima la laurea in Medicina e Chirurgia (che è uguale per tutti), più altri anni di studio per la specializzazione. La specializzazione non è che uno può farla o fermarsi lì a Medicina: deve farla. Se no non può lavorare, per lo Stato italiano.

Se è davvero un medico lo si trova qui, sul sito dell’Ordine dei Medici.

Apparirà tutto, se è medico: anno d’iscrizione, specializzazione e/o specializzazioni.

Se il suo nome non è su quel sito NON è un medico.

Ed inoltre SOLO un medico può prescrivere farmaci.

Un farmacista non è un medico (come ad esempio Stefano Montanari,che è appunto farmacista), e non potrà mai capirne di medicina quanto un medico. Neanche un biologo è un medico.

Stabilito quindi che, per la laurea in Medicina, gli esami sono uguali per tutti, va da sè che, in materia di Covid, uno che ha la specializzazione, ad esempio, in Pneumologia, ne capirà forse di più di uno che invece ha scelto Ginecologia.

Inoltre…

  1. Medicina Estetica NON è una specializzazione: non esiste ancora, come specializzazione. Qualunque laureato in Medicina può fare il medico estetico. Ed anche qui va da sè che forse è meglio, come estetico, un medico che si è specializzato in Dermatologia, rispetto ad uno che ha fatto Andrologia. A meno che uno non voglia farsi ingrandire il pene: allora lì magari va bene pure l’andrologo.
  1. 2 Un dietologo è un medico: un nutrizionista no. Il dietologo si è fatto anche lui prima Medicina e poi la specializzazione. Il nutrizionista è un laureato solo in biologia: ed il laureato in biologia può fare anche il nutrizionista, così dice il nostro ordinamento. Però deve farsi chiamare nutrizionista e non dietologo, non può prescrivere farmaci e non lo trovi sull’Albo dei Medici (come ad esempio Franco Trinca).
  1. 3 Fino a qualche tempo fa i laureati in Medicina potevano iscriversi anche all’Albo degli odontoiatri: perciò ci sono ancora molti odontoiatri che in realtà sono medici specializzati solo in, che ne so, Gastroenterologia. Che fanno anche i dentisti. Quando l’ultimo di loro andrà in pensione avremo solo Odontoiatri che hanno conseguito una laurea in Odontoiatria oppure in Medicina e poi specializzazione in campo odontoiatrico.

ONLUS, associazioni ed affini.

  • ONLUS

Una ONLUS è una organizzazione senza fini di lucro: significa che TUTTO il denaro che entra DEVE essere reinvestito negli scopi della Onlus, i quali devono essere di solidarietà. Tutto. Non deve avanzare niente per nessuno.

Per poter diventare una ONLUS bisogna presentare una domanda all’Agenzia delle Entrate corredata di un sacco di dati: e l’Agenzia delle Entrate è molto severa, nell’analizzare questa documentazione. Anche perchè una ONLUS praticamente non paga tasse: proprio perchè, come detto sopra, i soldi che incamera vanno tutti reinvestiti nelle opere buone sociali. Nessuno ci deve guadagnare nulla. Nessuno: fondatori, soci, volontari. Nessuno.

Se la ONLUS ha passato l’esame dell’Agenzia delle Entrate la si trova qui, nell’Anagrafe delle ONLUS

Identificata con il suo nome e codice fiscale: solo il codice fiscale non basta, se non è in questo elenco (come ad esempio la Help Organisation for People di Maura Granelli) . Solo il codice fiscale significa semplicemente che è stata costituita un’associazione che FORSE ha presentato la domanda.

Ma finchè l’Agenzia delle Entrate non dà il suo ok quella non è una ONLUS: ed è opportuno non darle soldi. Anche perchè una ONLUS seria prima si fa approvare dall’Agenzia delle Entrate, e poi inizia a chiedere soldi.

  • Associazioni.

Eeeehhh, le associazioni… Le associazioni sono una giungla.

Riconosciute e non riconosciute, con personalità giuridica o meno: tocca anche andare un po’ a fiducia, diciamocelo. Perchè su certi dettagli solo una visita della Finanza può far luce.

Alcuni punti di riferimento però ci sono…

  • Da qualche parte ci deve essere uno Statuto: l’associazione, per diventare tale, deve averlo redatto. In esso si devono trovare gli scopi dell’associazione, la sede ed i nomi dei soci fondatori (che devono essere minimo tre).
  • Ogni anno deve essere redatto un bilancio, durante una regolare assemblea a cui sono presenti tutti i soci. E viene poi depositato presso la sede dell’associazione.
  • Se l’associazione offre qualcosa (corsi, lezioni, seminari) a pagamento, e quando si va a pagare si riceve, anzichè uno scontrino o una fattura, solo una tesserina di socio, è il caso di iniziare ad insospettirsi. Un conto è che io ti sganci 200 euro ad inizio anno e poi da lì posso accedere a tutti i corsi e seminari che mi pare: ma se per ogni corso ti devo smollare 200 euro e le “convenzioni” che mi proponi sono in realtà a pagamento pure quelle, e per nulla convenienti, allora la tesserina che mi hai dato al primo corso è solo una copertura. Perchè nessuna tessera associativa costa 200 euro: o, in ogni caso, una tessera associativa da 200 euro non mi dà diritto ad un solo corso.

E comunque a quel punto, in quanto soci, avete tutto il diritto di chiedere vi vengano esibiti i documenti dell’associazione: statuto, verbali delle assemblee, conti… Siete soci no, giusto? È il caso, ad esempio, di molte “Associazioni Sportive Dilettantesche” ed “Associazioni culturali”: dietro cui invece si celano giri di affari ed evasione fiscale immensi.

  • Un’associazione di volontariato (ADV) o di promozione sociale (APS) non è obbligata ad iscriversi al registro apposito. Però se c’è è meglio. Iscriversi al registro dà infatti diritto a molte cose: non ultimo quello di usufruire del 5 per mille. Ma è un po’ come per la faccenda delle ONLUS iscritte all’Agenzia delle Entrate: se sei nel Registro sei più visibile anche per la Finanza. Se non ci sei magari riesci a mimetizzarti meglio: quindi se l’associazione non è presente nel registro è meglio drizzare le antenne.

Dal 23 Novembre i Registri regionali e provinciali di ADV ed APS sono confluiti tutti nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore: ad oggi non è ancora consultabile però, ci stanno lavorando.

Di L'opinionista scalza

Scrivo perchè telefonare è troppo faticoso.

4 pensiero su “Tutorial per difendersi dai ciarlatani.”
  1. Le spiegazioni sugli ordini dei medici, giornalisti, avvocati, vanno bene anche per le potenziali vittime di truffe affettive. Quante volte accade di trovarsi agganciati/e da figure che si spacciano per militari, medici, salvamondo in varia misura che ti seducono e ti dicono che proprio tu gli hai fatto perdere la testa?
    Salvo dopo domandarti soldi.
    Sul tema consiglio l’associazione ACTA – azione contro truffe affettive.
    Queste non sono meno gravi di quelle sulla salute o la legge, anche visto il contesto di distanza fisica reciproca che si sta vivendo tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *