Lun. Ott 14th, 2024

Con un articolo pubblicato il 29 settembre, “Annabella Pozzoli: vegani e finti medici sul web” , è partito il mio piccolo viaggio all’interno del variegato mondo della cosiddetta medicina alternativa.

Viaggio che mi ha portata prima in Thailandia da Annabella, poi in Svizzera da Silvia Serena, quindi in Italia e Germania da Christine Buettner ed infine a Dubai da Justyna Kwasniewicz.

Sulla sig.ra Buettner (o Büttner, o Buettner Allisone) mi sono trovata, mio malgrado, a dover ritornare perché aveva espresso le sue rimostranze in merito all’articolo in cui la citavo.

Sperando che ora si ritenga soddisfatta dall’EDIT che ho posto al fondo di quell’articolo incriminato, mi auguro che non me ne vorrà se anche in questo mi metterò a parlare nuovamente di lei: sono anzi certa che non me ne vorrà, e comprenderà invece che colgo solo l’occasione del suo “caso” per continuare ed ampliare il mio discorso generale sulla medicina alternativa e le insidie della legislazione in materia.

Che è l’unico argomento, in realtà, che m’interessa.

10 anni di benessere-naturale.org

Benessere-naturale.org è il sito della sig.ra Buettner: il quale, stando a Wayback Machine, che ne ha fotografato i cambiamenti nel corso degli anni, è attivo dal 2013.

E nel corso degli anni di cambiamenti ce ne sono stati parecchi: più che nel sito nell’attività, della libera professionista in questione.

Appena aperto nel 2013, infatti, era uno “studio di naturopatia” della Dott.ssa Büttner. La quale, in quanto naturopata, si occupava anche di alimentazione.

Con risultati notevoli, pure nel far dimagrire la gente: a giudicare da talune testimonianze nella sezione “dicono di me”.

La “naturopatia”, infatti, comprende al suo interno un numero direi esorbitante di pratiche/discipline, chiamatele come vi pare:

  • fitoterapia
  • iridologia
  • massaggi e manipolazioni varie, dall’osteopatia alla kinesiologia applicata e riflessologia.
  • alimentazione naturale e nutriterapia
  • agopuntura
  • omeopatia
  • aromaterapia
  • floriterapia
  • fisiognomica
  • medicina popolare, tradizionale cinese e tradizionale mediterranea.

E non è, come si potrebbe pensare, che un naturopata debba fare o l’una o l’altra o quell’altra cosa. Non funziona insomma come in medicina allopatica, che io donna devo andare da un ginecologo per farmi fare una visita ginecologica, e non me la può certo fare un andrologo od un pneumologo.

No, in naturopatia non funziona così.

Il naturopata può scegliere potenzialmente su cosa concentrarsi e specializzarsi di più, ma nulla gli impedisce di farmi una visita iridologica per stabilire come stanno i miei organi interni e capire quindi come mai mi vengono i brufoli, dirmi poi cosa mangiare per evitare che mi vengano e prescrivermi infine un preparato omeopatico per farli scomparire.

E infatti, se uno torna su allo screen del sito della sig.ra Büttner nel 2013, troverà kinesiologia (o chinesiologia, vale a dire studio del movimento del corpo umano) insieme ad alimentazione naturale.

Che poi, a voler essere precisi, all’epoca la dottoressa avrebbe dovuto scrivere non semplicemente “kinesiologia”, bensì “kinesiologia applicata“. Perché è questa, l’applicata, che rientra nell’ambito della naturopatia e delle cosiddette discipline terapeutiche alternative.

E, come tutte quelle discipline elencate, è priva di fondamento scientifico riconosciuto.

La kinesiologia e basta, invece, senza “applicata”, è campo di un professionista ben diverso: il quale è un laureato in Scienze Motorie, si chiama “chinesiologo” e collabora con altrettanti laureati tipo gli ortopedici e gli psicologi dello sport.

Ma se le cose stanno così, perché all’epoca la sig.ra Büttner si autoappellava come “dottoressa“?

Non solo nel 2013, quando il suo era uno studio di “naturopatia” a Corte Porton

ma anche negli anni seguenti, quando nell’impressum è diventato uno “studio olistico” a Caprino Veronese e di “crescita personale”.

Ed ha iniziato a differenziare la sua offerta.

Sparita la “disintossicazione” sono comparse però le diete (prescrivibili solo da un medico), ed ha iniziato ad allargare le competenze, aggiungendo le campane tibetane, la meditazione, la Legge di Attrazione, la cristalloterapia etc etc.

Tutte cose che con la naturopatia, e gli studi che aveva fatto e con i quali si era presentata al mondo e sul web, non c’entrano granché.

L’Heilpraktiker: due passi nella normativa europea.

Stabiliamo un punto certo: in Italia il diritto a chiamarsi “dottore” ce l’hanno solo i laureati.

E qui dobbiamo bacchettare un po’ il nostro legislatore e le parole che ha scelto di usare. Perché “dottore” è qualunque laureato di qualunque facoltà: dottore in Legge, dottore in Lettere, dottore in quel che vi pare.

Ma siccome “dottore” è diventato sinonimo di “medico” (vale a dire un laureato in Medicina), siamo tutti vittima da anni ed anni di questa confusione. E quindi un laureato in Lettere, il quale si presenta come dottor Tal dei tali, si ritrova con gente che gli chiede subito di visitargli la prostata.

Ed altro punto certo è che a chiamarsi “medico” hanno diritto solo i laureati in Medicina iscritti all’Ordine dei Medici.

Per cui siccome la sig.ra Büttner, divenuta Buettner, ha successivamente affermato (intorno al 2021) di essere laureata in Psicologia, ho pensato che quel “dottoressa” del 2013-2014 si riferisse alla laurea in Psicologia.

Però qui, ammetto, mi sono momentaneamente un po’ persa.

Perché non dichiararlo già nel 2013, di essere laureata in Psicologia? Perché tenerlo nascosto? Quel “dottoressa” che c’era di fronte al suo nome sarebbe stato più chiaro, no?

E, per contro, non comprendo perché oggi (cioè da un paio d’anni a questa parte), che sta laurea invece la dichiara, sia scomparso il “dottoressa”.

Ipotizzando anche che l’abbia conseguita recentemente, nel 2021, non vedo perché rinunciare a chiamarsi dottoressa, ora che può.

Poi ho capito: e ciò che me l’ha fatto capire è stato quel “ha studiato medicina in Germania dove è riconosciuta come Heilpraktiker, ovvero medico empirico”.

Ho capito che forse la sig.ra Büttner (o Buettner), complice quella differenza fra “dottore” e “medico” che noi stessi in Italia ancora non abbiamo compreso, ed una legislazione che anche in Germania è a volte fuorviante, era convinta di essere un medico. Ecco perché.

La confusione (anche se spesso è solo apparente) non regna solo fra gli stati europei, ma anche all’interno degli stessi stati singoli, da una regione all’altra.

La Svizzera.

Già abbiamo visto come, ad esempio, in Svizzera (mi riferisco all’articolo su Silvia Serena) esista un vero e proprio albo per i cosiddetti “naturopati”.

Questi devono obbligatoriamente frequentare dei corsi, i quali durano almeno 2 anni (ricordo che un corso di laurea in Medicina ti prende invece la bellezza di 6 anni, senza contare la specializzazione) e comprendono lo studio della fisiologia umana, il primo soccorso etc etc. A quel punto devono sostenere un esame e, se lo passano, si possono iscrivere in un albo.

Perlomeno in Canton Ticino funziona così.

Si chiama “albo dei terapisti complementari“: non medici, né tantomeno dottori.

Terapisti complementari.

E se non sono iscritti a quell’albo non possono esercitare: esattamente come un avvocato o un medico non può esercitare la sua professione se non è iscritto al Consiglio Nazionale Forense o all’Ordine dei Medici . O uno psicologo: come Annabella Alice Pozzoli, o la sig.ra Buettner, che sull’albo degli Psicologi non ci sono entrambe.

L’Italia.

In Italia abbiamo trovato una soluzione che pare più severa ma, di fatto, lascia ampio spazio alla qualunque.

Praticamente facciamo finta che il problema non esista.

Da una parte non riteniamo infatti i “naturopati” ed affini parte del comparto sanitario: cioè in apparenza non li consideriamo proprio. Abbiamo severamente stabilito che, non essendo laureati, tantomeno in Medicina, non hanno alcun diritto a chiamarsi medici (o dottori).

E però dall’altra gli consentiamo di esistere: basta che si chiamino “operatori, consulenti” e non “medici”.

E non facciano troppe idiozie.

Per il resto facciano un po’ come gli pare.

Quindi nessun corso obbligatorio per legge da frequentare, nessun esame da sostenere, nessun albo: albo che il cittadino potrebbe consultare per verificare se perlomeno quel tizio da cui sta andando ha un minimo di preparazione reale, come in Canton Ticino.

Esistono solo delle associazioni di categoria, la più importante è il SIAF (quello citato da Christine Buettner, e di cui non risulta far parte, così come Justyna Kwasniewicz). 

Il SIAF accoglie fra i suoi iscritti, appunto, i naturopati e gli operatori olistici, perché questi non sono riusciti a rientrare nell’ambito della legge 4/2013, legge la quale stabiliva ci dovesse essere un registro anche per le professioni senza albo (ad esempio le guide turistiche).

Insomma il SIAF cerca di metterci una pezza: ha un suo codice deontologico e precise norme in base alle quali accettare o respingere iscritti (corsi frequentati, attestazioni ricevute bla bla). Ma è solo un di più, tipo il bollino della Chiquita, che se non lo vuoi ti mangi una banana anonima ed è buona lo stesso.

Non è che se uno non è iscritto al SIAF non può mettersi a fare consulenze di iridologia, alimentazione naturale e massaggi: e dove abbia imparato a farle, quando e come, resta nel limbo del mistero.

E siccome di corsi ufficiali ed obbligatori non ne esistono, né riconoscimenti ed albi (solo questa cosa né carne né pesce del SIAF), ecco che è tutto un proliferare di gente che dice di offrire roba ufficiale, contando sulla confusione che regna sovrana.

Dal sito di Fernando Melileo, personal trainer di Roma.

Tant’è che gli Ordini di Medici e Psicologi hanno spesso manifestato il loro dissenso per questa vaghezza.

Nel 2005, ad esempio, l’Ordine degli Psicologi denunciava che il CNEL, vale a dire il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, si era messo a censire le famose professioni non regolamentate.

L’elenco preciso era:

Musicoterapeuti
Insegnanti metodo feldenkreis
Naturoigienisti iridologi heilpraktiker (eccolo qui)
Naturopati
Esperti energie olistiche (tecnici dell’Enel forse)
Pranoterapeuti
Esperti cenacolo iso-iontismo (estimatori di Leonardo Da Vinci?)
Floriterapeuti
Analisti della relazione corporea
Bioterapeuti
Esperti di counselling
Psicofilosofi (qui mi sa ci rientra Fusaro)
Mediatori sistemici
Consulenti famigliari e coniugali
Esperti reiki
Programmatori neurolinguistici (la cara vecchia PNL, tanto di moda anni fa)
Grafologi
Astrologi (pure gli astrologi!)
Mediatori familiari
Esperti fare e sapere (il che mi pare un buon sunto per tutto)

 

La Germania.

Ed eccoci quindi alla Germania.

Come spiegava la sig.ra Buttner nel suo sito fin dal 2013…

Anzi no, scusate: 2014. Nel 2014 disse di essere Heilpraktiker. Nel 2013, quando lo aprì, non era ancora presente nemmeno questo.

Dicevo, come spiegava lei, in Germania esiste la figura dell’Heilpraktiker.

Però non funziona esattamente come dice lei: diciamo che in Germania stanno a metà fra la Svizzera e l’Italia.

Intanto la traduzione “Medico empirico” fornita dalla sig.ra Buettner è fuorviante: così come è fuorviante affermare di aver “studiato medicina” se non si è medici.

L’Heilpraktiker non è assolutamente un medico, checché ne dica nella sua traduzione la sig.ra Buettner: neanche in Germania. Vuol dire “che pratica la guarigione, professionista alternativo, guaritore”: un sacco di roba, ma “medico empirico” direi proprio di no.

E non è nemmeno così “integrato” nel sistema sanitario così come afferma: tant’è che il costo delle sue prestazioni non è coperto né dallo Stato e nemmeno dalle assicurazioni private.

In Germania, come in Italia, esiste l’Ordine dei Medici per i laureati in Medicina, a cui i medici devono essere iscritti per esercitare.

E di cui gli Heilpraktiker non fanno parte.

Infatti hanno anche dei precisi e rigorosi limiti che li distinguono dai medici: le restrizioni riguardano le cure dentistiche, la cura delle malattie veneree e delle patologie epidemiche o infettive, la somministrazione o la prescrizione di antibiotici, anestetici e narcotici, la prestazione di aiuto al parto, l’effettuazione di raggi X ed autopsie ed il rilascio di certificati di morte.

Ciò che fanno invece gli Heilpraktiker è sostenere un esame di Stato (cosa che qui in Italia non devono nemmeno fare, ecco una prima differenza) e, se lo superano, ottengono una licenza.

Esame a cui possono prepararsi con chi gli pare e studiando quanto gli pare: basta che lo superino, è solo questo che conta. Ecco uno dei motivi per cui non sono medici.

Una volta che hanno ottenuto la licenza possono, ma non devono, iscriversi ad un albo.

E quindi torniamo a bomba, vale a dire che regnano un po’ di confusione e mancanza di regole certe: devo superare un esame, senza che ci sia un corso di studi preciso, perché se no non mi dai la licenza per esercitare e non mi posso iscrivere ad un albo. Albo a cui però posso anche non iscrivermi, basta io abbia la licenza.

Come dicevo, una via di mezzo fra la Svizzera e l’Italia: chiaro che anche Christine, poraccia, alla fine non le si può dar torto se si credeva medico o dottoressa, quando nel 2013 nel suo studio italiano si occupava di “naturopatia”. Pur senza aver mai fornito gli estremi della sua licenza di Heilpraktiker.

La figura dell’Heilpraktiker è infatti caratteristica solo dei paesi germanici: ma questo status, nel resto d’Europa, non è assolutamente riconosciuto.

Ma come si diventa Heilpraktiker?

E questo è un altro problema: anche nella civilissima Germania la quale, secondo i naturopati nostrani, sarebbe avanti anni luce rispetto a noi e li prende in considerazione ed autorizza fin dal 1939. Dimenticandosi però spesso di aggiungere che quella stessa legge vieta loro nel modo più assoluto di fregiarsi del titolo di “medico”, evitando fraintendimenti furbetti: tipo farsi chiamare “omeopata” invece di solo “Heilpraktiker” con scritto sotto “omeopatia“.

Sulla formazione degli Heilpraktiker la giornalista Rabea Westarp ha realizzato, per il programma Vollbild di ARD, un canale televisivo tedesco, una lunga inchiesta sotto copertura, andata in onda nel maggio del 2023 e disponibile (ahimè, solo in tedesco) a questo link su YouTube.

Ciò che è emerso dall’inchiesta è che sì, la figura dell’Heilpraktiker è enormemente diffusa in Germania, diciamo “normalizzata”: si calcola infatti che almeno un tedesco su cinque, almeno una volta nella vita, si è rivolto ad uno di questi guaritori.

Ma i controlli da parte delle istituzioni sembrano essere praticamente inesistenti.

Il punto di snodo, o paradosso di fondo, qual è?

È che, siccome non sono considerati medici (manco la Germania, in fondo, se li fila), il famoso esame che devono sostenere per ottenere la licenza non verte sulla preparazione medica.

Ed in effetti ci sta, che sia così: se io, Stato, non considero discipline scientifiche l’iridologia, l’omeopatia e tutte quelle altre menate lì, che ti faccio a fare un esame per valutare quanto sei preparato in iridologia ed omeopatia?

Non ha senso.

Ed infatti l’esame, che si narra difficilissimo da superare, verte su tutt’altro.

Verte praticamente solo sugli aspetti legali della questione.

Lo Stato, insomma, prima di lasciarti libero di andare per il mondo a crederti un medico, si assicura che tu abbia ben chiaro che non potrai chiamarti così, non potrai fare cure dentistiche, occuparti di malattie veneree, prescrivere antibiotici etc etc, cioè quello che ho spiegato più sopra.

E che dovrai aprirti una partita IVA da libero professionista, e non nel registro delle imprese artigianali.

Chiarito questo punto fondamentale, cioè che l’esame non valuta la preparazione “scientifica”, ecco che parte la giungla della “formazione” del nostro aspirante Heilpratktiker: il quale è spesso uno che vuole fare il medico ma non vuole farsi lo sbattone di studiare Medicina per 6 anni e più. E spesso è disposto a pagare per trovare la sua scorciatoia.

Attualmente in Germania ci sono più di 150 scuole di medicina alternativa, ed una formazione per diventare Heilpraktiker costa diverse migliaia di euro.

E siccome non c’è praticamente nulla da studiare di “scientifico” né di imposto dallo Stato, per quel famoso esame, i programmi di studio sono creati dalle scuole stesse: quindi ci si trova di tutto, pure l’astrologia e la guarigione quantistica.

D’altronde se lo Stato non fornisce linee guida, e tutto resta in mano alle associazioni, le quali s’inventano i loro codici deontologici ma uno può pure evitare di rispettarli, perché tanto non hanno alcuna autorità legale e non è manco obbligatorio iscrivercisi (esattamente come per il SIAF italiano), è chiaro che scoppia il caos: un’analisi condotta dai ricercatori dell’Ospedale Universitario di Jena e della Clinica Ortenau di Offenburg ha ad esempio dimostrato che circa l’83% delle scuole di formazione per Heilpraktiker se ne frega altamente delle linee guida stabilite dalle associazioni.

In particolare la Westarp si è infiltrata come finta studentessa in una scuola di Amburgo, le cui teorie si sono rivelate fin da subito parecchio discutibili.

Un menarca precoce, per esempio, secondo la Hamburger Heilpraktiker Fachschule, potrebbe essere la manifestazione di un abuso sessuale subito dalla bambina nella prima infanzia. Ma anche un inizio tardivo delle mestruazioni sarebbe riconducibile alla stessa causa. Il cancro, poi, sarebbe il risultato del “non aver fatto nulla per la propria anima”, ma anche un male al quale possono essere più predisposti coloro il cui segno zodiacale è proprio quello del cancro (io guarda, se non tiro giù qualche Madonna qui…).

Questo sarebbe stato detto alla giornalista proprio dalla direttrice dell’istituto, in quella che si presentava come una seduta di “cura”. Nello stesso incontro, la direttrice le avrebbe consigliato di non andare a trovare il nonno malato di cancro, onde “evitare di acquisirne i sintomi“. (tratto da Il Mitte, agenzia di comunicazione a Berlino).

Fino alle testimonianze di ex allievi ed allieve che raccontavano di come il clima fosse quello della setta e che, nel corso di incontri spesso individuali, i “docenti” e la direttrice suggerivano ripetutamente che gli iscritti avessero subito abusi sessuali da parte di familiari stretti. Due donne, madre e figlia, entrambe ex studentesse dell’istituto, hanno sostenuto di essere state manipolate per indurre falsi ricordi di abusi da parte di genitori e nonni e che le docenti avessero più volte ribadito che il loro approdo all’istituto non fosse “un caso” e che tutti i loro studenti fossero persone con un trascorso di abusi in famiglia.

Conclusioni.

Le conclusioni sono molteplici.

La prima potrebbe essere “mal comune mezzo gaudio”: insomma, noi non stiamo messi benissimo, ma neanche in Germania pare vada tanto meglio. Ciò che dalla Büttner (ma non solo lei) ci veniva presentato come un “lì sono 20 anni luce avanti, i naturopati sono praticamente medici già dal 1939” è diventato piuttosto un “lì già dal 1939 hanno tentato di metterci un freno imponendo almeno un esame sulle norme di legge, ma di fatto l’anarchia regna sovrana, esattamente come in Italia”.

Oppure potrebbe essere “la cosa ci sta sfuggendo di mano”: metterci un freno, od una pezza, evidentemente non basta più. 

Occorre una regolamentazione precisa e chiara: una regolamentazione che non crea gli albi che mancano, o la precisa formazione che manca, o gli esami di Stato ed i corsi di laurea che mancano. 

NO.

Occorre una regolamentazione che dica “NO, STA ROBA NON ESISTE, NON LA POTETE FARE, CONSULENTI DE CHE, ANDATE A ZAPPARE”.

Perché poi ci ritroviamo con gente che a volte è proprio convinta di essere medico: o di potersi sostituire ad un medico.

Gente che compra a caro prezzo i corsi di “diploma” e “certificazione” di Justyne e del “CONI”, visto che tanto non si capisce chi li debba rilasciare, sti diplomi e certificazioni.

Gente che frequenta, a botte di migliaia di euro, la scuola di Amburgo in cui diventa un poveraccio convinto di aver subito abusi sessuali (che non ricorda manco a legnate) e spenderà altri soldi per farseli curare dai docenti che ha fortunatamente incontrato nella scuola.

Oppure, se non è stupido, in quella scuola impara a diventare un buon manipolatore.

Non un naturopata che cura, un guaritore, un Heilpraktiker: ma solo un buon manipolatore. Professione per la quale una laurea in Psicologia può eventualmente fare comodo, anche se non è necessaria.

Comunque devo, in finale, ammettere una cosa…

Fare l’Heilpraktiker, in tempo di Covid, deve essere stato estremamente difficile.

Infatti la famosa legge del 1939, citata anche dalla sig.ra Büttner nel suo sito nel 2014, dice

A distanza l’Heilpraktiker non può operare.

Ed in tempo di Covid era certamente difficile per tutti, o per molti, svolgere la propria professione in presenza.

Figuriamoci per un Heilpraktiker il quale, sempre per quella legge, non poteva neanche occuparsi di virus, epidemie ed antibiotici.

Quindi è con somma gioia che ho notato che, negli ultimi recenti anni, tutte le cose che fa un naturopata siano scomparse dai servizi offerti dalla sig.ra Büttner, per essere rimpiazzate da attività definiamole di “medium”: le quali possono essere svolte anche a distanza.

Spiace che, per colpa di un virus, abbia dovuto rinunciare all’esperienza acquisita come naturopata, con la quale si era presentata in Italia nel 2013.

Ma la legge prima di tutto, apprezzo l’abbia rispettata: adesso che è finita la pandemia nulla le impedisce, però, di riqualificarsi di nuovo come medico empirico, in Italia o Germania che sia, e sfruttare appieno la sua professionalità.

Di L'opinionista scalza

Scrivo perchè telefonare è troppo faticoso.

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