Roberto Parodi è uno “scrittore, giornalista, ingegnere e motociclista”, come dice lui stesso sul suo profilo Facebook da 563mila follower.
O “il fratello di Cristina Parodi, la moglie di Giorgio Gori“: sono certa che i più, quando lo si nomina, dicono questo.
Al triste destino ingrato di essere “fratelli di” e “mogli di” non sfugge nessuno, purtroppo.
Infatti, dopo aver abbandonato una brillante (ma forse noiosa e certamente più anonima) carriera da dirigente di banca, fino al 2019 è a Mediaset che Parodi ha lavorato, ed anche in Rai, facendo reportage sulla sua grande passione: i viaggi con la moto.
Nato ad Alessandria ma residente a Milano, si è costruito questo personaggio social simil snob, con l’erre moscia ed il foularino nel taschino, che elargisce lezioni di buon senso, savoir-vivre e bon ton.
E, forte del successo ottenuto, ci ha giustamente aggiunto anche le sponsorizzate, in linea con il personaggio: vale a dire le onnipresenti moto, buon vino e macchinoni.
Ultimamente però pare aver un po’ virato verso la versione radical chic di Pino Insegno: il quale, si dice in giro, è riuscito ad ottenere la conduzione di ben due programmi in Rai grazie al suo aver dichiarato la propria simpatia per l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
E così il 19 Settembre 2023 è sceso in campo con un video in particolare, il quale ha lasciato perplessi parecchi utenti: una cosa tipo “non sono razzista ma”.
Vedi mai che ci scappa una rubrica su Rai3 alle 2 del pomeriggio.
Un opinabile guazzabuglio da uomo di mondo il quale ci narra come gli africani vengano ingannati da gentaglia senza scrupoli con il sogno della ricchezza sconfinata, in cui la parte che lascia più perplessi è al minuto 1.19: “ma non è che a casa loro morissero di fame”.
Vabbè, se lo dice “il Parods” che ha viaggiato mi fido.
Fra le molte battaglie che Il Parods porta avanti vi è quella contro la mobilità elettrica, le piste ciclabili ed i ciclisti tutti, come testimonia quest’altro video dell’11 Ottobre.
Se la prende con il Sindaco di Milano Beppe Sala, fa un po’ d’ironia spicciola sulla segnaletica stradale, e conclude fra le righe che è tutto parte di una guerra portata avanti contro gli automobilisti.
Che ci sta, no? Voglio dire, non sono un’idealista, nel mio piccolo sono una donna di mondo anch’io, non sono stata nel Sahel come Parodi ma in tutta Europa, bacino Mediterraneo e parte del Nord Africa sì: per cui da uno che si paga il mutuo facendo le sponsorizzate per la Range Rover non è che mi aspetti pipponi ecologisti. Ci sta.
E quindi è stato con sommo stupore che qualche giorno fa sono incappata in un’altra sponsorizzata dello scrittore, giornalista, ingegnere e motociclista.
Aria pulita.
Che si tratti di una sponsorizzata è palese, lo dice lo stesso Parodi con quell’ADV finale.
Una “azione collettiva“: “vai sul sito tal dei tali, verifica se il tuo comune è inquinato e scopri il risarcimento che potresti chiedere”.
Ammetto che mi si sono rizzate un po’ le orecchie: ma come, mi sono detta, questo ce l’ha a morte con le biciclette, grida al complotto contro gli automobilisti, osanna il “naftone”, come lo chiama lui, sgasa sui SUV che gli permettono di comprarsi il Barolo chinato da sorseggiare di fianco al camino accarezzandosi il cache col… e poi invita a chiedere il risarcimento per l’aria inquinata?! Ma come sta messo?!
Così sono andata su questo www.aria-pulita-it.
E la prima cosa che mi è saltata all’occhio è stata che era un indirizzo farlocco: vale a dire che finivo su una pagina di un altro sito.
Il sito di tale Consulcesi.
Qualcosa, a quel punto, ha iniziato a dirmi che il mio Comune aveva ottime probabilità di rientrare fra quelli aventi diritto al risarcimento.
Infatti, digitandolo, mi è apparso questo:
Un form da compilare, in cui non mi si chiede una lira (ma i miei dati personali, numero di telefono compreso, sì), e mi si promettono ben 36.000 euro per ogni anno in cui ho vissuto qui. Roba che mollo ogni cosa, mi trasferisco alle Maldive e da lì mi compro tutti gli Stati Uniti, Studio Ovale compreso.
Ovvio che a quel punto mi sono chiesta cosa diamine fosse questa Consulcesi.
La Consulcesi.
Se tu cerchi Consulcesi su Google ti appare prima il loro sito, di “supporto consulenziale per le professioni mediche“, e subito dopo le recensioni su Trustpilot.
Le quali non mostrano una buona media.
In pratica la Consulcesi è un’associazione di avvocati: con sede in Svizzera.
Pagando una quota di associazione mensile della durata minima e vincolante di un anno si ha il diritto di partecipare alle azioni collettive di rimborso che loro propongono. Le recensioni su Trustpilot sono relative al riscatto degli anni di specializzazione per i medici.
Quota che risulta a volte forse davvero difficile da disdire (“Dopo un’odissea per disdire un abbonamento mai richiesto ai loro servizi (con 49 euro al mese per 12 mesi“), a cui la Consulcesi risponde giustamente “Le condizioni di adesione erano presenti nel contratto al momento dell’adesione in Cassazione, e sempre consultabili in area riservata, sezione Profilo, per l’intero periodo di validità del Club.”
Azioni collettive le quali spesso vanno per le lunghe.
Aumentando quindi la durata dell’abbonamento, va da sé: a volte, presi schiaffi da tutti i gradi di giudizio italiani, tocca rivolgersi alla Corte Europea per ottenere giustizia, dicono i legali di Consulcesi.
In merito a tutto ciò esiste anche un’ampia documentazione di proteste più o meno formali inoltrate ad associazioni di consumatori.
Proteste tutte sempre per quanto riguarda gli abbonamenti non dettagliati nei colloqui telefonici (a detta degli utenti, lo preciso), ed in taluni casi finiti finalmente soltanto perché, vivaddio, come dice Altroconsumo, era scaduta la carta di credito collegata.
Insomma Parods…
A me staresti pure simpatico, spesso mi fai ridere, e te lo dico da amica…
Ovvio che qualunque azienda, nell’era della comunicazione globale, ha un tot di recensioni positive e negative, e che Trustpilot non sia la Bibbia. Poi mettici anche i troll della concorrenza e figurati cosa può venirne fuori.
Però qui mi pare si stia un po’ esagerando. Qualche dubbio è legittimo, non credi?
E quindi ti chiedo… Ma un minimo d’indagine preventiva su quelli che ti stanno pagando per sponsorizzarli, non la fai? Che poi i tuoi follower rischiano di trovarsi impelagati in abbonamenti e contratti con le clausole scritte in piccolo piccolo e call center albanesi?
Lascia stare la coerenza latitante di uno che un giorno osanna la benza e vorrebbe stirare i ciclisti, e quello dopo invita alle azioni collettive contro le città inquinate, quella è roba che l’utente medio non coglie: ma il danno d’immagine, a legarti ad una società con così tanti punti discutibili, dove lo metti?
È marketing, Parods, è marketing. Dai su, straccia sto contratto, dissociati.
Era così divertente una volta con i suoi video un po’ da guascone-chic-privilegiato (ho pure comprato due suoi libri), poi si è montato (ancora di più) la testa e sento che sempre meno gente lo segue. Anzi, molti, dicono “Ah sì, belli i filmati di una volta del Parodi”, che è più o meno quello che ho pensato quando sono finito su questa pagina. L’avevo proprio rimosso dalla memoria e pensare che una volta il suo canale Youtube era un mio appuntamento fisso. Peccato.
Piaceva anche a me. Non al punto di seguirlo con assiduità, però mi piaceva, lo ammetto.