Se io fossi una blogger professionista, che fa tutto ciò per soldi barra desiderio di notorietà, inizierei questo pezzo con “Lei è Rita. Rita è una donna bella e coraggiosa”. E bla bla.
“Bella e coraggiosa” è un bel politically correct che vuol dir tutto e niente, ma piace tanto alle masse ormai abituate a sentir parlare di donne che pare rientrino tutte nella categoria, appunto, delle “belle e coraggiose”.
Ma siccome io scrivo per passione ed impegno civile posso pure fregarmene dei cliché.
Quindi… Rita, sappiatelo, è un donnone, anche se è alta un metro ed una spanna.
Non è una Instagrammer tutta poppe e culo che dispensa consigli di moda/fitness/cucina fra uno shooting ed un aperitivo, non posta tutorial di trucco perfetto su YouTube dal suo loft di New York, e neppure manda buongiornissimi in tanga a tutti i fan della sua pagina Facebook. Giusto per togliere ogni alibi a quelli che “eh, però, pure lei…”.
Rita, molto banalmente, vive per salvare i cani: abbandonati, randagi, intrattabili. Non gliene frega nulla di quanto siano brutti e sporchi e cattivi: lei li piglia tutti.
E non lo fa a Courmayer (con tutto il rispetto per Courmayer) o a Forte dei Marmi: ma a Nettuno.
Per chi non lo sapesse Nettuno, e tutto il litorale pontino, non è esattamente il territorio più adatto per mettersi in testa di operare nel sociale: il consiglio comunale di Nettuno, già nel lontano 2005, è stato sciolto per mafia, e nel 2018 è giunta la sentenza definitiva di un processo denominato “Appia”. Probabile siano ancora tutti lì: camorra ed ‘ndrangheta. Hanno fatto comunella con la malavita locale.
Per cui Rita, che ha messo su una Onlus che si chiama L’Arca di Rita, giungendo ad avere decine di cani che scorrazzano liberi in un rifugio nel mezzo del nulla assoluto ed assolato della Ciociaria, strade sterrate da percorrere a fari accesi ed occhi bene aperti, non è semplicemente una donna “forte e coraggiosa”: perchè, sempre per chi non lo sapesse, laddove c’è criminalità tutto fa brodo.
Anche i cani.
Cagne/vacche da monta da far figliare finchè non scoppia loro l’utero, così che poi qualcuno possa postare le foto dei graziosi cuccioli pelosetti che tanto inteneriscono la casalinga di Voghera ed il suo piccolo Pier Carlo II, e che arriveranno su a Voghera a pagamento. E, se nessuno se li fila finchè hanno il musetto minimal, finiscono rabbiosi al macero nelle campagne. Mentre la loro foto di quando erano un batuffolo continua a girare sul web per sovvenzionare le collette delle adozioni a distanza.
(NB non è sempre così: ma esiste anche questo. Eccome).
Insomma, Rita non la trovi certo in minigonna ad ancheggiare per il paese: semmai in pantaloni, stivali di gomma ed unghie spezzate a spalare cacca, puzzolente di piscio e peli.
Ora Rita è in ospedale: ed a stento riesce a parlare.
Il perchè lo potreste leggere qui: ma questa blogger per passione l’articolo lo sta scrivendo per Rita e per tutte le donne. Ed anche per gli uomini: quelli degni di tal nome.
E quindi quel che segue è ciò che non troverete sui giornali, e che Rita ha raccontato a chi le vuole bene: perchè vuole si sappia.
Gli antefatti: Luglio 2021.
Rita accoglie una cagnetta malata di cui i padroni, madre e figlio, non riuscivano economicamente a prendersi cura. Implorano il suo aiuto e Rita, ovviamente (ormai abbiamo capito com’è fatta), non rifiuta. Per sdebitarsi il tizio si offre di dare una mano al rifugio con piccoli lavoretti. E, capirai, con tutti sti cani a cui badare, le risorse risicate del 5 per mille e delle donazioni, vieni pure, una mano in più è sempre gradita.
Sennonchè, vai a capire, sarà il piglio deciso di Rita, sarà l’idea fallace che lì ci fosse chissà che Bengodi in cui sistemarsi a vita, fatto sta che il tizio (un armadio di 2 mt per enne chili) a una certa irrompe nell’ufficio di Rita e si dichiara: lei deve mollare il suo compagno e mettersi con lui.
Finisce tipo a tarallucci e vino (si fa per dire): Rita racconta tutto al suo compagno e lui acchiappa il tizio e gli dice due parole nell’orecchio, come si fa fra uomini civili. Quello chiede scusa, lo cacciano dal rifugio e morta lì.
Morta lì?
No.
Agosto/Settembre 2021.
Il tizio, da quel giorno, non si dà pace. Continua a presentarsi al rifugio, chiedendo di essere riammesso. Continua a ricevere civile no da tutti, che fanno cerchio difensivo intorno a Rita. La sensazione di Rita è che li segua, lei ed il suo compagno, visto che laddove loro vanno lui è presente: o prima o dopo. Hanno il sospetto venga pure di notte per spingere i cani ad abbaiare: tanto che il suo compagno inizia a non dormire più a casa ma al rifugio.
Ad un certo punto il tizio comincia a dire a tutti coloro che lo tengono lontano da Rita e non intercedono per lui che, se non verrà riammesso, prenderà i suoi provvedimenti. Rita racconta di avere iniziato a ricevere minacce anche sul suo telefono, a quel punto: ma il telefono di Rita non c’è più, e vedremo perchè. Parleranno i tabulati, per questo.
Lunedì 27 Settembre.
E qui ci va lo stomaco, per continuare a leggere…
Il tizio si presenta, per l’ennesima volta. Finalmente si smette di cercare di cavarsela da sè, da donne “belle e coraggiose” con compagno al seguito, e vengono chiamati i Carabinieri. Che dovrebbero risolvere una volta per tutte la faccenda.
Questi lo fanno circolare e spiegano (ATTENZIONE: il punto qui è importantissimo. Direi che è il motivo stesso per cui questo articolo è stato scritto) che si può fare un esposto ma non si può impedire ad uno di pedinare un altro o di essere presente nello stesso luogo.
E ci sta eh. Dal punto di vista teorico ci sta: mica posso denunciare qualcuno perchè ho la “sensazione” che mi stia dietro h24 o sta nello stesso supermercato dove sto facendo la spesa io. Però forse dovremmo rivedere qualche punto, se le cose stanno così: la legge dovrebbe essere in grado di discernere fra la “sensazione” di una donnetta isterica e ben altro.
Fatto sta che Rita quel giorno si sente braccata, e corre in Chiesa: nella chiesa di Santa Maria Goretti (pensa te).
Esce dalla Chiesa, sale sul suo furgone dove c’è la sua cagnolina, ed arriva lui: le tira un paio di manrovesci e prende il posto di guida. La rapisce, quest’è.
L’incubo.
Guida per le campagne, le urla che ora basta, la porterà al cimitero, lì la stuprerà e poi la ucciderà. Le fa buttare il cellulare (ecco spiegato perchè non sono ancora disponibili i messaggi), così “non ti troveranno più”. Rita si divincola, urla, tira calci: ha le mani martoriate perchè lui gliele morde mentre lei cerca di difendersi, prova a staccarle le dita con i denti. Ad un certo punto ha un’illuminazione, la tenacia della disperazione: prende la cagnolina, se la infila sotto la maglietta e si butta dal furgone in corsa.
E chiede aiuto.
E qui, nei ricordi confusi di Rita, emerge l’ulteriore orrore, come non ce ne fosse già abbastanza così: c’è una fila di macchine, dietro. Ma siamo fra Nettuno ed Anzio, abbondano “zingari” casinisti e cafoni di varia estrazione, secondo il luogo comune: gente che esagera sempre, fa bordello per niente. Nonchè quei mafiosi di cui sopra: da cui è meglio stare alla larga. Quindi, se vedi una donna che, grondante sangue, si butta da un furgone in corsa, che fai? Ovvio: tiri dritto.
Tiri dritto. (Rileggetelo, questo: “Tiri dritto”)
Te ne freghi e tiri dritto. Cazzi loro. E poi quello è grosso, oh. Guarda quant’è grosso, Marisa amore mio.
Tanto che uno l’ha pure fatta salire Rita, in macchina. Ma poi, quando ha visto quanto era grosso, l’ha fatta scendere.
L’ha fatta salire e poi scendere. (Rileggetelo, questo: “L’ha fatta salire e poi scendere”. Pesta, con le dita quasi mozzate, le ginocchia colme di lividi e schizzi di sangue ovunque).
Così lui riesce tranquillo a riacchiapparla. Lei e la cagnolina. E, tanto per non farsi mancare nulla, strangola la cagnolina.
Dopodichè cerca di strangolare anche lei e di accecarla ficcandole due dita negli occhi.
Il Carabiniere fuori servizio.
Finchè non arriva “l’angelo” (è così, vero, che lo chiameranno i giornali? E tutti a commentare “eroe, grazie, date una medaglia a quest’uomo”: compresi, fra loro, pure quelli che hanno tirato dritto e quello che l’ha fatta salire e poi scendere). Un Carabiniere fuori servizio che stava in quella fila di macchine indifferenti. E si piglia un fracco di botte, ma la salva. Ed indica ad i suoi colleghi il furgone in fuga sulla Pontina da acchiappare.
Finale.
Il finale non c’è.
Vi deve arrivare come il proverbiale pugno nello stomaco, questa storia, con tutto quello che c’è dentro.
Il fatto che Rita non se ne sta con le poppe al vento sui social. Che ha un compagno a cui è fedele ed una vita piena. Che non sculettava ubriaca di notte in minigonna. Che, apparentemente, non si poteva impedire a chi la seguiva di seguirla. Che nessuno si è fermato. Che qualcuno si è fermato e poi l’ha fatta scendere.
EDIT: pare che non sia stata fatta salire e poi scendere, ma lei non sia riuscita ad aprire la portiera per salire.