Devo andare con i piedi di piombo, nello scrivere questo articolo: perchè pare che esposti e querele non si sprechino, da certo fronte per uno “stile di vita alternativo, al di fuori del mainstream” (fronte che un po’ sta con le zecche komuniste che si fanno le canne, ed un po’ con i complottari del “non ce n’è Coviddi, è tutta una violazione dei diritti umani“).
Che pagano le donazioni. Per difendere il libero pensiero.
Insomma, vorrei parlare di Matteo Gracis. E del mondo che gli gira intorno.
Matteo Gracis.
Matteo Gracis, 60mila follower su fb, è abbastanza esaustivo su chi egli sia, nella sua autobiografia: giornalista, ha frequentato l’Università ed è stato assistente alla comunicazione del deputato 5s Federico D’Incà ed autore nel blog di Beppe Grillo.
Federico D’Incà, a sua volta, è stato Ministro per i Rapporti con il Parlamento nel Governo Conte e ricopre la stessa carica nell’attuale Governo Draghi. Oltre che essere di Belluno: esattamente delle stesse zone di Gracis, il quale è di Pieve di Cadore (vado bene fin qui? O devo iniziare a chiamare l’avvocato perchè starei “diffamando” e diffondendo “fake news”?).
Ma, soprattutto, Gracis è noto per essere il Direttore Editoriale di Dolce Vita Magazine, una rivista piuttosto diffusa, disponibile sia online che in formato cartaceo, da anni in prima linea per la legalizzazione delle droghe leggere (e con essa i suoi inserzionisti paganti). Con l’appoggio di un avvocato di Rimini, anch’egli molto attivo sullo stesso campo: Carlo Alberto Zaina.
Ora… chi scrive apprezza lo sforzo, e ritiene che la legalizzazione sia sacrosanta e giusta: ma pensa anche che la cosiddetta “cannabis light” si sia rivelata nulla più che un bel business per alcuni, e si potrebbe e dovrebbe fare ben di più che vendere cocottine di plastica ecologica ricavata dalla canapa. Opinione personale e liberamente esprimibile, direi.
E pensa anche che, se si vuole realizzare una “pubblicazione alternativa di alta qualità” sarebbe il caso di evitare le joint venture (mai termine fu più adatto) con Enjoint
i cui articoli a tema legale sono curati, anch’essi, tutti dall’avv. Zaina.
Perchè quel Ganjalove, testata parte di un network di cui Dolcevita fa parte, non è che renda un buon servizio allo svecchiamento degli stereotipi di cui Gracis vuole essere portavoce: noi femministe di vecchio stampo non la prendiamo tanto bene sa, di fronte a certe immagini, e finisce che ci sorge il sospetto sia più un’azione commerciale superpartes, con la solita mercificazione del corpo femminile, come gli autolavaggi ed il ricambio gomme sotto casa.
Ma andiamo avanti.
Nella sua pagina Gracis afferma che “nel 2004 ho aperto la mia società di comunicazione/editoria (siti web e pubblicazioni di cui la più importante è Dolce Vita)”: e non è esattamente così.
Forse sua era la Azienda ProdAction, casa madre della DV Network, che editava DolceVita: ProdAction che pare risulti in liquidazione ora.
Mentre la DV Network, editrice attuale di DolceVita, non è sua, ma di colui che, ad occhio, sembrerebbe un suo parente: Pier Andrea Gracis. Titolare anche di svariati negozi di mobili di antiquariato (Kandhar) in quel del bellunese. (EDIT. Nel commento in calce Matteo Gracis precisa che “ero amministratore dell’Azienda Prodaction così come lo sono della DV Network: nel passaggio societario per alcuni mesi mio padre ha “coperto” il ruolo della seconda (la documentazione che si trova online non è aggiornata)”. Integro con questa correzione).
Sì, a giudicare dal profilo Fb, e da come pubblicizza le dirette di Matteo, direi di sì, son parenti.
È una cosa che mi ricorda molto Di Battista e suo papà, per inciso: Di Battista che troviamo spesso, sul profilo del Pier Andrea.
Nobufale.it
Nobufale è l’altro sito dove troviamo attivo Gracis: è da qui, che partono le querele e gli esposti contro la “disinformazione”. Tutte a firma di Gracis e, quando serve, dell’avv. Zaina.
Tutte pagate con una raccolta fondi attualmente chiusa perchè ha già raggiunto quota 17.927 euro e quindi, dice Gracis, gli bastano così.
Bene. Vediamo come sono stati spesi finora questi soldi, la rendicontazione. (immagine da ingrandire, ho dovuto rimpicciolire per farcela stare tutta).
Di 18mila euro raccolti ne sono stati spesi 4400 in cause ed esposti, per un totale di 7 procedimenti.
Di questi ben 3 sono già stati persi: contro Pierro, TGLa7 e TG5 (o comunque hanno già ricevuto una prima risposta negativa da parte di Ordine dei Giornalisti ed AGCOM). La pagina della rendicontazione conduce, in estrema trasparenza, ai testi delle querele/esposti ed alle relative risposte di Ordine dei Giornalisti e vari.
Ora, considerando che… la lauta donazione di 10 euro al sito che ha ospitato la raccolta fondi, e sono già stati pagati il server, il logo, i volantini, lo “staff”, la licenza Zoom etc etc (si potrebbero avere anche le fatture, di tutto ciò, sempre in nome della trasparenza?), mi posso permettere di suggerire al sig. Gracis altre cause più redditizie, di cui pare non essersi accorto, in cui investire i circa 10mila euro che avanzano?
Sono la prima ad essere d’accordo con lui e l’articolo sul blog sulle conseguenze legali della diffusione di fake news, anche per coloro che semplicemente le condividono. E perciò, a mero titolo esemplificativo, perchè non puntare il dito, oltre che su Repubblica, La Stampa, l’Ansa, la Rai, Luciano Onder, pure su…
Postilla finale.
Il Direttore Responsabile di DolceVita è Fabrizio Rondolino, ex voce eminente dell’Unità, ex portavoce di D’Alema, uno che prima che un giornalista “di sinistra” è sempre stato un giornalista: cioè uno che scrive, se c’è da scrivere, senza guardare in faccia nessuno.
Ma anche cioè uno che scrive laddove lo pagano: e quindi è stato anche nella redazione del Grande Fratello. Che non è la stessa cosa de L’Unità.
Uno che forse ha un po’ il dente avvelenato con certa sinistra bacchettona, che non accolse troppo bene un suo esperimento letterario fra il romanzesco ed il porno, nonchè per la cacciata da parte di Veltroni dalla prima pagina: ma quelle sono diatribe tra giornalisti in cui non m’impiccio.
Personaggio controverso, lo si evince da questa intervista.
Una cosa è certa: neppure di lui mi azzardo a dire granchè, visto che la voce relativa a lui, su Wikipedia, è attualmente oscurata causa disputa giudiziaria in corso.
Ed un’altra cosa è altrettanto certa: suo padre, docente (e non solo) di Storia del Cinema, era un monumento di passione critica e libera. E di coerenza.
EDIT. Aggiornato l’articolo con i link relativi alle risposte dell’Ordine riguardanti i casi Pierro, TGLa7 e TG5, reperibili sullo stesso sito NoBufale.
Mi hanno segnalato questo “articolo” a me dedicato e intervengo velocemente per migliorare la ricerca che è stata fatta sul sottoscritto, degna di Sherlock Holmes 🙂
Ci sono varie informazioni non corrette, ne segnalo alcune:
– la community dei growers si chiama Enjoint (non Ejoint);
– ero amministratore dell’Azienda Prodaction così come lo sono della DV Network: nel passaggio societario per alcuni mesi mio padre ha “coperto” il ruolo della seconda (la documentazione che si trova online non è aggiornata);
– Andrea Gracis (mio cugino) non è Presidente della Treviso Basket bensì Direttore sportivo (Google può aiutare in casi simili);
– GanjaLove.it non è gestito dal sottoscritto ma fa parte del nostro network: è sufficiente dare un’occhiata veloce a sito e rispettiva pagina Facebook per rendersi conto in autonomia che non è certo improntato esclusivamente sulle immagini qui riportate;
– con NoBufale.it ad oggi abbiamo fatto 7 esposti/denunce delle quali abbiamo avuto risposta per il momento solo a 2 di queste: 1 archiviata (LA7) e 1 nella quale abbiamo ottenuto una sanzione ufficiale (De Pierro);
– il blog di NoBufale.it non è il “mio blog” bensì il blog di NoBufale.it nel quale ci scrivono diversi autori (il mio blog è matteogracis.it).
Chiariti questi punti mi sfugge sinceramente il senso del post (e soprattutto quale sarebbe la critica di fondo) ma altri sicuramente lo troveranno interessante. Curioso solo che una lista di fatti (anche personali) come quelli qui riassunti, vengano proposti da una persona che si cela dietro l’anonimato. Evito comunque di esprimere ulteriori giudizi in merito. Buone cose a tutti.
Gentile sig. Gracis,
la ringrazio per l’intervento che però, non le nascondo, mi lascia un po’ perplessa: addirittura la chiosa sul mio anonimato, che suona un po’ come il solito “mettici la faccia” che si legge nei commenti FB dell’ultimo utente con la terza media. Da lei non me l’aspettavo.
Peraltro, se si fosse preso la briga (anche lei, un po’ di attenzione in più non guasterebbe) di leggere di cosa mi occupo in generale (e le minacce che ricevo da persone certamente non dotate del suo spirito libero e libertario), ne comprenderebbe il motivo: e poi è il “cosa” che conta, le domando, o il “chi”?
Ma sorvoliamo su ciò, come sorvolerò anche su certi appunti mossi: persino il refuso di una enne, suvvia. Pare messo lì apposta per allungare il brodo delle critiche all’articolo.
Correggo la enne, certo, e certamente tolgo “Presidente” e metto “Direttore Tecnico”, come tutto lo spiegone sul passaggio dello scettro della DV Network. E quel “suo” sul blog che mi pare ozioso quanto la enne, visto che è evidente che ruota praticamente tutto intorno a lei ed alle sue azioni legali.
Restano però altri punti, direi molto più pregnanti:
a. Non ho scritto che Ganja faccia parte del suo network, ma che DV fa parte di un network di cui fa parte anche Ganja : ed ho scritto che eviterei le joint venture (e con ciò intendevo accostarsi in vario modo) con chi fa uso di certe immagini. DV Network collabora con Enjoint (come riportato sul vostro sito e dai miei screen) ed Enjoint, a sua volta, rimanda a DV ed altri 4, fra cui Ganja. Ed ho scritto che a questo lei, in quanto Direttore Editoriale che vuole farsi portatore di un certo genere di messaggio di superamento di stereotipi, dovrebbe far caso. Per etica e coerenza.
b. Ganja quel genere di immagini le pubblica anche sulla pagina fb, altro che no. Basta farsi un giro sulla sezione foto https://www.facebook.com/ganjalove/photos. Sul sito è più sfacciata, la mercificazione, ma non si può dire non sia un tratto ben caratteristico delle scelte stilistiche, comunicative e commerciali della pagina/sito in questione.
c. Vero, sono 7 le azioni intraprese (manca quella di Scientology, di cui non avete pubblicato la documentazione sul perchè ed il percome: ce l’avete con Scientology o la state difendendo?). Ma la risposta l’avete già ricevuta, e negativa, non per 2, come afferma lei, ma per 3: dall’Ordine dei Giornalisti e dall’AGCOM per quello a La7, quello a Pierro e quello al TG5. Che poi lei abbia ancora intenzione di procedere o attenda l’archiviazione è altro paio di maniche: intanto un primo due di picche è stato ricevuto.
La chiosa del suo commento, mi permetta, è stupefacente (mi conceda la battuta in tema): non capisce perchè sia stato scritto l’articolo??? Eppure il finale mi pareva inintelleggibile…
Allora le riformulo la domanda in termini più chiari: come mai i soldi raccolti finora li avete investiti in lotta a “fake news” che si stanno rivelando non tali, e per cui state raccogliendo, al momento, solo risposte negative, mentre parete non accorgervi di ben altre brutture illeggibili che più fake di così non si può? O pensa anche lei, in nome del libero pensiero, che ci siano la CIA ed Obama dietro l’elezione di Papa Francesco, e che Trump sia il legittimo Presidente degli Stati Uniti che il 24 Marzo si insedierà di nuovo per spodestare il fantomatico Nuovo Ordine Mondiale voluto da una setta di satanisti guidata da Soros e Bill Gates di cui rappresentante d’eccezione sarebbe Biden, che oltre che satanista sarebbe pure pedofilo?
Si prende la briga di attaccare un giornalista per un termine forte (che non andrebbe mai usato comunque eh) e non si accorge dei titoli di Libero?
Eppure dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, specialmente di chi si occupa di comunicazione come lei, quanto la diffusione di queste bislacche teorie stia minando alle fondamenta l’equilibrio sociale ed anche influenzando l’evolversi della pandemia e l’uso, da parte delle persone, di tutte le precauzioni che è opportuno adottare per arginare la diffusione di un virus che solo ieri ha fatto altri 500 morti in un giorno.
Ecco, se non aveva capito il perchè è stato scritto l’articolo, ora lo sa.
PS. Tutto ciò al di là del discorso fatture su come sono stati spesi i soldi, che sono certa esistano. Ma che io, personalmente, sempre per etica, se avessi messo in piedi una cosa come quella che ha messo su lei, improntata alla trasparenza sbandierata, esibirei sul sito in sezione a sé. Però quello è un dettaglio che non m’interessa, dovrebbe eventualmente interessare chi ha fatto la sua donazione.
Cordiali saluti
Matteo Gracis, ovviamente non sei obbligato a rispondere, ma come mai è fallita la tua ex società ProdAction?
Per carità, sono cose che capitano, le ragioni possono essere diverse, ma un po’ stupisce visto il successo delle tue imprese, la rivista DolceVita per esempio, punto di riferimento storico degli stili di vita alternativi e lo sviluppo dell’economia della canapa e la promozione della vendita e coltivazione della ganja.
A proposito di ganja, mi piacerebbe sapere da te anche se non ti senti un po’ sporco ad essere condiviso da soggetti come l’on. La Russa o testate leghiste come La Nuova Padania.
Nella mia ignoranza ho pensato che uno che si spende da anni contro l’antiproibizionismo in Italia non potesse apprezzare certe condivisioni. Invece da parte tua non ho visto nessuna presa di distanza da certi mondi come la Lega ed i soggetti di destra che certo non sono antiproibizionisti.
Quindi la mia conclusione, smentiscimi pure, è che sei un grande bluff.
Opportunista anche.
Potrei aggiungere altro, tanto a me mica mi denunci, vista la tua nuova impresa con il blog e fondo NoBufale: è evidente che per avere visibilità te la prendi solo con nomi autorevoli, per es. il Dott. Galli.
Ma tu giornalista e pubblicista, libero pensatore, come credi di permetterti di “disturbare” il lavoro della Procura di Belluno con una querela diretta ad un vero e stimato professionista rispetto ad un tema di cui non sai una emerita cippa?
Da ieri tace: sai, questo è solo un blog.
E non solo da La Russa e la Lega, ma anche da personaggi minori come Samule Caruso, titolare di Samu News: capo ultras di estrema destra con, nel passato, una condanna per spaccio di eroina insieme ad altre persone che la vendevano pure ai minorenni.
Aggiungerei, a questo punto, visto che mi è stato contestato addirittura un errore di digitazione (la enne dimenticata in Enjoint) che “con NoBufale ad oggi abbiamo fatto 7/esposti denunce DELLE QUALI abbiamo ricevuto risposta” non si può leggere. Così come “il blog di NoBufale.it non è il “mio blog” bensì il blog di NoBufale.it NEL QUALE CI SCRIVONO diversi autori”.
E questi non sono refusi, ma vera e propria scarsa padronanza dell’italiano: da parte di un giornalista professionista che, siccome io sono solo una misera e semplice blogger, si permette di definire il mio un “articolo” fra virgolette.