Circola da qualche tempo, fra i guerrieri della notte contro la dittatura sanitaria, un post in cui una certa Valeria Mazzone di Torino si fa portavoce di un’iniziativa a difesa della libertà, per privarci della quale i governi si sarebbero inventati una finta pandemia: la signora raccoglie infatti le adesioni per una denuncia collettiva da inoltrare niente di meno che alla Corte Penale Internazionale.
Chi sia Valeria Mazzone non è granchè rilevante: sulla sua pagina Fb, che pare essere stata aperta solo per postare compulsivamente la locandina della class action e condividere adozioni di pelosetti, esiste una sua unica immagine. Gran bella donna, da giovane.
A dirla tutta assomiglia parecchio a quest’altra Valeria Mazzone di Torino, solo con qualche anno in più.
Assurta nel 2014 agli onori della cronaca locale per essersi inventata (anzi no, lo aveva inventato un altro, lei lo ha copiato: vabbè) il mestiere di “faccio la coda per te“.
Se ci si mette in contatto con la sig.ra Valeria si riceve una lunghissima mail.
Sorvolando sugli errori e sull’elenco abbondante di tribunali a cui questa denuncia verrà presentata, l’occhio un po’ casca su quel “l’avvocato si è offerto di curare la causa a titolo gratuito. Ciò nonostante mi sono sentita in dovere di proporgli l’apertura di un fondo per la copertura delle eventuali spese”. Ma quando alla signora è stato chiesto di fornire gli estremi di questo fondo (a chi sia intestato, a che titolo, come verificare le uscite in base alle fatture emesse etc etc), ha risposto che sarebbero stati comunicati “in privato solo agli aderenti all’iniziativa”.
Comunque non è questo il personaggio che c’interessa maggiormente.
Quello che ci preme è l’avvocato che cura la causa: Luca Di Carlo.
Se lo cerchi su Google questa è la foto che trovi: ovunque. Ce l’ha pure sul profilo WhatsApp: si vede che gli piace proprio.
Quel che fa specie è che sul profilo della sig.ra Mazzone, e di rimbalzo su tutti quelli che diffondono l’iniziativa, ci sono un sacco di articoli sulle gesta dell’avvocato: roba che li leggi ed iniziano a tremarti le gambe. “Soprannominato l’avvocato del Diavolo”, uno che denuncia Bill Gates, apre indagini con Donald Trump sul laboratorio di Wuhan, “da sempre in prima fila per la difesa dei diritti umani”. E molto altro (http://www.lfmagazine.it/?s=avvocato+di+carlo).
Gli articoli sono quasi tutti dello stesso giornale: LF Magazine. Che sta per Loredana Filoni Magazine, pubblicista iscritta all’Ordine dei giornalisti del Lazio e Direttore Responsabile del giornale da lei creato e che a se medesima si è intitolata. Gli articoli sull’avvocato li firma tutti lei (EDIT: ricevo l’invito della signora Filoni a precisare che non li scrive lei ma li riceve e si limita a pubblicarli riportandone la fonte. Normalmente la Agenpress. Correggo.) Finiscono anche su altre testate ed agenzie giornalistiche (Corriere Nazionale, Nella Notizia…) che sono tantissime ed alla fine in redazione ci trovi quasi sempre le stesse persone.
Fra questi un certo Claudio Raccagni, a cui la Filoni fa pubblicare un articolo su Di Carlo in cui lo annovera “fra i più potenti del globo“: Marcus Cohn, Keith Schilling… e poi Luca Di Carlo da Tagliacozzo.
Quando non scrive articoli di costume Claudio Raccagni produce opere d’arte come questa
Con il nuovo anno si è lanciato nella produzione di T-shirt “con un doppio significato e con un’ironia tagliente e divertente. Un modo di dire, palesemente nascosto dal Cuore.”
Claudio Raccagni vale la pena citarlo per un unico motivo, in realtà: perchè nel suo CV vanta, fra le altre cose, un’intervista ad Ilona Staller.
E qui il cerchio si chiude e si torna all’avvocato Di Carlo: perchè è noto, sì.
Proprio per aver avuto una love story con Ilona Staller, alias Cicciolina, con cui fondò anche un partito (DNA, Democrazia Natura Amore), e di cui cura (o ha curato) gli interessi legali.
E poi… per aver acquisito quote di Playboy ed aver annunciato di voler girare un film hard a L’Aquila; per essere stato spesso ospite di Barbara D’Urso; e per aver recentemente assunto la difesa di un esponente dei Casamonica.